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BLACK MONEY 2 | Dal Tirreno allo Jonio

Uno dei filoni investigativi dell`inchiesta che ha decapitato il potente clan Mancuso di Vibo Valentia ha riguardato il gruppo societario facente capo all`imprenditore campano Antonio Velardo in af…

Pubblicato il: 02/04/2013 – 18:21
BLACK MONEY 2 | Dal Tirreno allo Jonio

Uno dei filoni investigativi dell`inchiesta che ha decapitato il potente clan Mancuso di Vibo Valentia ha riguardato il gruppo societario facente capo all`imprenditore campano Antonio Velardo in affari con Henry James Fitzsimons, appartenente alla famigerata Ira l`organizzazione terroristica per l`indipendenza irlandese. Per i magistrati della Dda di Catanzaro Velardo «riesce a “penetrare” l`economia del territorio vibonese, nel quale si muove con inconsueta disinvoltura, controllandone in maniera quasi monopolistica gli investimenti nel settore immobiliare, così alterando le regole della concorrenza».
A consentire l`escalation imprenditoriale dell`uomo d`affari campano è Antonio Maccarone, ritenuto il braccio economico del clan Mancuso. In cambio, Maccarone «ottiene continui vantaggi economici, direttamente, per il tramite delle intermediazioni immobiliari strumentalmente affidate da Velardo a Maccarone onde dissimulare la reale natura dei flussi di denaro ricevuti da quest`ultimo, o indirettamente, mediante l`affidamento dei lavori e/o consulenze a imprese imposte dalla medesima cosca».
Le attività controllate sulla costa vibonese sono decine. Ma Velardo era riuscito a estendere i suoi affari anche sulla costa jonica della provincia di Catanzaro. Partecipa, infatti, da protagonista alla realizzazione del cosiddetto “villaggio degli irlandesi” a San Sostene. È qui che Velardo entra in affari con Fiorito Procopio, ritenuto tra i capi del locale di `ndrangheta di Soverato sorto sotto l`egida di Carmelo Novella e Damiano Vallelunga. Procopio è stato, suo malgrado, tra i protagonisti della brutale guerra tra cosche nota come “faida dei boschi”. Lui stesso è miracolosamente sfuggito a un agguato il 3 febbraio 2011, non così fortunato era stato il figlio Agostino ucciso il 23 luglio del 2010.
Quando Velardo entra in contatto con Procopio, però, la guerra per il controllo del territorio non è ancora iniziata. È il 2007 quando i due raggiungono l`accordo: Velardo interverrà economicamente per l`acquisto del terreno scelto da Procopio, ottenendo in cambio il mandato esclusivo per la vendita dei 200 appartamenti da realizzare. Il villaggio verrà in gran parte realizzato e molte delle case verranno acquistate sulla “carta” da turisti stranieri, in particolare cittadini irlandesi. Il complesso verrà poi sequestrato dalla Dda di Catanzaro nell`ambito dell`operazione “Showdown” nel dicembre 2011. Ma ben prima che intervenissero gli inquirenti il sangue era iniziato a scorrere nel Soveratese. Subito dopo la tragica morte di Agostino Procopio, Velardo non nasconde la sua preoccupazione, ne parla anche con i suoi avvocati: «Una settimana prima di essere ucciso gli ho mandato l`ultimo bonifico di 150, 160mila euro».
Ma quello con i Procopio non era l`unico affare nel Catanzarese. Il 17 marzo 2009, attraverso la società controllata Soverato Costruzioni srl, Velardo e  Fitzsimons acquistano quote (finite adesso sotto sequestro) della Seven Wonders srl società calabrese edile incaricata di realizzare il prestigioso complesso immobiliare “Serra di Mare” sul promontorio di Stalettì.

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