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"Mazzette" al Comune di Reggio, al via il processo d`appello

REGGIO CALABRIA Si apre oggi il secondo grado del processo “Urbanistica”, l`inchiesta che ha scoperchiato il sistema di “mazzette” all`interno di alcuni uffici del Comune di Reggio Calabria, conclu…

Pubblicato il: 05/04/2013 – 11:08
"Mazzette" al Comune di Reggio, al via il processo d`appello

REGGIO CALABRIA Si apre oggi il secondo grado del processo “Urbanistica”, l`inchiesta che ha scoperchiato il sistema di “mazzette” all`interno di alcuni uffici del Comune di Reggio Calabria, conclusasi in primo grado con pene durissime per tutti gli imputati. Fatta eccezione per Marco Condò, assolto con formula piena, nel luglio scorso il Tribunale presieduto da Olga Tarzia ha sposato praticamente in toto le richieste della pubblica accusa – i sostituti procuratore Maria Luisa Miranda e Paolo Sirleo – che aveva invocato pene severe e nessuna attenuante per gli imputati.
A Pino Melchini, dirigente presso l`Ufficio Programmazione dell`assessorato ai Lavori pubblici del Comune di Reggio Calabria e secondo i pm «dominus assoluto nelle pratiche di edilizia privata», i giudici hanno inflitto una pena pari a otto anni di reclusione. Sei anni e sei mesi sono stati comminati a Pasquale D`Ascoli, istruttore tecnico presso il settore Edilizia privata dell`Ufficio Urbanistica del Comune di Reggio Calabria, sei anni anche per l`architetto Carmelo Lo Re, altro personaggio centrale nell`indagine e per Demetrio Artuso. Pene inferiori sono state comminate invece a Giovanni Tornatola (cinque anni di carcere), Antonino Smeraldo (due anni).
Nel caso di Pietro Paolo Condò (un mese di reclusione e diecimila euro di ammenda), Francesco Calì (cinque anni e sei mesi) e Marilena Mastrandrea (tre anni), le condanne inflitte dal tribunale sono state anche più severe di quelle chieste dal pm. Per tutti gli ex funzionari è arrivata anche l`interdizione perpetua dai pubblici uffici.
L`indagine, eseguita dalla squadra mobile, in seguito a una segnalazione anonima relativa a un fabbricato abusivo, ha permesso di svelare uno spaccato sconcertante di illegalità diffusa nella pubblica amministrazione reggina, in cui i soggetti coinvolti avrebbero fatto un vero e proprio mercimonio delle proprie funzioni. Un’attività investigativa che si a partire dal 2008 si è intrecciata con i lavori della commissione d`indagine presieduta da Nuccio Barillà che il consiglio comunale ha istituito anche dopo le denunce dell`allora presidente dell’assemblea, Aurelio Chizzoniti. Ma se i lavori di quella commissione si erano conclusi all’epoca solo con il trasferimento ad altra mansione di Melchini – casuale e non relazionato alla questione, stando ad alcuni testimoni sentiti nel corso del dibattimento –  l’inchiesta della Procura reggina è andata ben oltre.
Secondo quanto dimostrato dalle indagini infatti, in mano alla lobby dell’ufficio Urbanistica – riconosciuta anche processualmente come associazione – l`attività di gestione degli uffici tecnici del Comune di Reggio Calabria non era un momento di verifica al servizio dei cittadini, ma «una famelica opportunità di guadagno» per un ristretto gruppo di potere, come già sottolineato dal gip Kate Tassone, che firmò l`ordinanza di custodia cautelare in carcere.
E anche nella propria requisitoria del luglio scorso, i pubblici ministeri Miranda e Sirleo non hanno risparmiato parole dure nei confronti di un “sistema” che, a dire dell`accusa sarebbe stato basato sostanzialmente su tre punti: la gestione dell`attività di Melchini in maniera “para-istituzionale”, l`esistenza di sottogruppi di interesse, anche contrapposti, e l`individuazione di ostacoli nei soggetti che, invece, tentavano di mantenere almeno una parvenza di legalità.
Elementi che si ritrovano anche nelle quasi cinquecento pagine di motivazioni che il collegio presiduto da Olga Tarzia ha depositato a sostegno della durissima sentenza emessa. «Le intercettazioni, in modo plastico, senza necessità di ricorrere a  particolari interpretazioni – si legge – fornivano prova diretta di quanto ipotizzato dando forza all`ipotesi dell`esistenza una struttura organizzata composta dai vertici dell`ufficio urbanistica, diretto e coordinato dal Melchini, e dipendenti, unitamente  professionisti esterni , adeguatamente “sponsorizzati” da questi ultimi per veicolare gli incarichi, ed in grado pertanto di pilotare l`intero iter relativo al rilascio delle concessioni edilizie, di condoni, previa formazione, in alcuni casi,  di titoli di proprietà dubbi, di certificati falsi, confezionando pratiche apparentemente legali: il tutto previo  pagamento di somme di denaro».
Un “lucroso sistema” – sottolinea il presidente Tarzia – «oramai ben collaudato e fondato sul coinvolgimento, anche alternativo, di una pluralità di soggetti che avrebbe continuato a funzionare, ove non fosse sopraggiunto l`intervento dell`autorità giudiziaria, per un periodo ulteriore, così garantendo ai suoi gestori la percezione di  profitti sempre maggiori; nessun dubbio può dunque essere coltivato in relazione alla sussistenza dell`elemento della stabilità del “pactum sceleris”, siglato in vista della commissione di una serie indeterminata di delitti nell`ambito della P.A». Delitti che finiranno – assieme a tanti altri – nella corposa relazione finale elaborata dalla commissione d’accesso, in base alla quale è stato chiesto e ottenuto lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria. (0050)

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