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Scacco ai ladri di solidarietà

COSENZA La base logistica era in una palestra di Rende, la “Skorpion Health club”, ma le ramificazioni coprivano tutto il territorio nazionale, «isole comprese», spiega un investigatore. Ed è propr…

Pubblicato il: 09/04/2013 – 14:08
Scacco ai ladri di solidarietà

COSENZA La base logistica era in una palestra di Rende, la “Skorpion Health club”, ma le ramificazioni coprivano tutto il territorio nazionale, «isole comprese», spiega un investigatore. Ed è proprio in Sicilia, a Siracusa, che gli inquirenti hanno messo, per la prima volta, gli occhi sui «ladri di solidarietà», azzeccata definizione del procuratore aggiunto di Cosenza, Domenico Airoma. È in Sicilia che la polizia si insospettisce davanti alle raccolte di denaro dell’associazione “Il Cuore”. I falsi volontari, con tanto di pettorine e distintivi, distribuiscono materiale informativo: raccolgono donazioni. Sembra una delle tante catene della solidarietà, ma gli agenti notano nel gruppo un paio di persone che conoscono già. Hanno precedenti per truffa, ma riescono a fornire le “pezze” giuste. L’organizzazione ha pensato quasi a tutto e i documenti sembrano in ordine. La denuncia parte lo stesso e approda alla Procura di Cosenza: l’associazione di volontariato, infatti, ha sede a Rende. L’avvio dell’inchiesta risale all’agosto 2011. Da quel momento in poi, i carabinieri iniziano a ricostruire il reticolo di relazioni e danno nomi e cognomi ai membri di un’associazione per delinquere che «lucra sui sentimenti». Sono ancora parole di Airoma, che ci tiene a sottolineare che attività criminali come questa «producono un danno notevole a tutto il mondo del volontariato».
Il risultato sono sette arresti (un`ottava persona è irreperibile) e, in tutto, quattordici indagati, nell’operazione che ha seguito lo sviluppo di due associazioni – prima “Il Cuore” e poi “Il Sorriso” – che hanno lavorato senza soluzione di continuità a cavallo tra il 2011 e il 2012. Il «danno» di cui parla Airoma si è sparso a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale. E focalizzato anche su grandi eventi, «come il concerto del Primo Maggio e la Festa della Liberazione». Anche in quelle occasioni, i finti volontari si sono presentati con il loro corredo di tesserini identificativi e divise e bigliettini: «Facevano anche la ricevuta a chi versava una quota». Per la Procura di Cosenza si tratta «di un “novum”, un caso mai riscontrato finora. Siamo abituati alla criminalità che impone la tangente sul vizio, alle estorsioni, ma il lucrare sulla solidarietà era un inedito, che va colpito per mantenere pulito un campo nel quale lavorano tante persone perbene».
E invece, stando alle risultanze dell’inchiesta, pare che gli avvoltoi attorno al volontariato siano parecchi: «Abbiamo registrato i contrasti con altre organizzazioni che avevano lo stesso scopo illecito e si contendevano pezzi del territorio».
Il giro d’affari non è stato quantificato, «ma – spiegano ancora gli inquirenti – i più esperti tra i “volontari” riuscivano a portare nella “bacinella” dell’associazione fino a 200-250 euro al giorno. E ogni giorno, in occasione degli eventi più importanti, erano in “servizio” fino a sei o sette persone». I soldi convergevano su due carte “postepay”, dalle quali scomparivano molto velocemente. Una delle ipotesi è che i proventi della truffa venissero utilizzati per acquistare partite di stupefacenti da rivendere sul mercato. Proprio controllando questi conti – che erano vuoti, mentre avrebbero dovuto finanziare la solidarietà –, le forze dell’ordine hanno ricostruito il meccanismo della truffa. Seguendo una di queste carte, i carabinieri di Rende, coordinati dal capitano Luigi Miele, sono risaliti all’uomo considerato il capo dell’organizzazione. Si tratta del 62enne Sandro Daniele, già coinvolto – e assolto – in passato in un caso di omicidio. Solo lui, in poco più di un mese, avrebbe ricevuto più di 2.100 euro grazie alla truffa.
Altre carte “postepay” venivano utilizzate dal gruppo per far fronte alle spese impreviste e finanziare gli spostamenti dei finti volontari. Che sono tutti incensurati, tranne il terminale milanese del gruppo, Diego Damaggio, che ha già precedenti per truffa ed è un sorvegliato speciale.
Le indagini non si fermano qui. Sotto inchiesta sono finiti in quattordici (per sette persone sono stati chiesti gli arresti domiciliari), ma la rete individuata dagli inquirenti è più vasta. Si valutano, infatti, le posizioni altre sette persone, che non risultano ancora indagate. E un altro filone delle indagini vaglia la possibilità che le associazioni costituite (“Il Cuore” e “Il Sorriso”) abbiano truffato anche le compagnie telefoniche. Avrebbero usufruito di alcune tariffe vantaggiose per il traffico telefonico e l’acquisto di apparecchi cellulari senza mai versare le quote dovute. (0020)

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