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E Chizzoniti svela in aula il “sistema Rappoccio”

REGGIO CALABRIA Se è vero – come l’eminente scientifico Edward Norton Lorenz ha spiegato nel ‘79 – che «il battito delle ali di una farfalla in Brasile può scatenare un tornado in Texas», uno sciop…

Pubblicato il: 09/04/2013 – 22:51
E Chizzoniti svela in aula il “sistema Rappoccio”

REGGIO CALABRIA Se è vero – come l’eminente scientifico Edward Norton Lorenz ha spiegato nel ‘79 – che «il battito delle ali di una farfalla in Brasile può scatenare un tornado in Texas», uno sciopero delle Camere penali di Trieste e Gorizia non può fermare le udienze a Reggio Calabria.
Nonostante l’avvocato Giacomo Iaria, legale dell’ex consigliere regionale Antonio Rappoccio, abbia manifestato la propria volontà di aderire alla protesta, chiedendo dunque al presidente Esposito di rinviare l’udienza di oggi, né il collegio, né tanto meno gli altri difensori, hanno ravvisato le condizioni perché una mobilitazione proclamata dalle Camere penali dell’estremo Nord est – e a quelle limitata – potesse produrre i suoi effetti anche nelle aule di tribunale della punta dello Stivale. Ha potuto dunque sedere sul banco dei testimoni l’ex presidente del consiglio comunale Aurelio Chizzoniti, subentrato in Regione al posto di Rappoccio e che di quest’ultimo è stato da sempre il grande accusatore. Suoi sono stati infatti gli innumerevoli esposti che hanno spinto la Procura ad approfondire il sistema nascosto dietro le tre presunte cooperative fantasma – Alicante, Iride solare e Sud energia – secondo l’accusa costituite esclusivamente per alimentare una macchina elettorale basata sull’endemica e profonda fame di lavoro presente fra giovani e meno giovani di Reggio Calabria, cui Rappoccio avrebbe promesso un impiego in cambio del voto.

Il presunto “sistema” negli esposti di Chizzoniti
Un sistema che oggi ha fatto finire l’ex consigliere sul banco degli imputati, accusato di corruzione elettorale, associazione a delinquere, truffa e peculato, ma che l’avvocato Chizzoniti ha iniziato a denunciare fin dal lontano 17 giugno 2010, quando – per la prima di innumerevoli volte – si è presentato in Procura, carte alla mano, per presentare un esposto. «Quel giorno ho presentato tre esposti tutti uguali, uno alla Procura della Repubblica di Reggio, uno a quella di Locri e uno a Palmi, perché sembrava – ma questo andrà approfondito – che ci fossero elementi per estendere ulteriormente la cosa. Due – Locri e Palmi – si sono dichiarate incompetenti. Gli atti vanno a Reggio.
Un atto corredato di documenti e testimonianze, che l’avvocato ha iniziato a collezionare non solo – ha ricordato oggi in aula, rispondendo alle domande del pm Annalisa Arena – in seguito a voci – anche autorevoli, come quella dell’attuale presidente della Provincia di Reggio, Giuseppe Raffa – che denunciavano la peculiare campagna elettorale di Rappoccio, portata avanti promettendo – a detta degli accusatori – posti di lavoro, ma anche grazie a una serie di articoli pubblicati su un quotidiano locale. Spunti poi confermati da uomini dello stesso partito repubblicano, come Paolo Ferrara, così come dalle indagini che l’ex presidente del consiglio comunale ha delegato ad un investigatore privato, l’ex maresciallo Carmelo Longo. Tutte attività che hanno permesso all’avvocato Chizzoniti di presentare – invano, almeno all’epoca – un esposto dettagliato, corredato non solo del bando con cui la cooperativa Alicante annunciava di essere stata incaricata da una sconosciuta multinazionale di assumere 400 persone, ma anche delle testimonianze di «una pletora di persone che sono venute a raccontarmi di essere state ingannate e sono poi state sentite dal maresciallo Longo», ha sottolineato l’ex presidente del consiglio comunale, così come dalle ricevute delle quote pagate dai differenti soggetti per divenire “soci”, assieme ai relativi documenti e i bigliettini di convocazione per i colloqui.

«Avvocato, lei ha fatto tredici»
Ma sarà soprattutto in seguito, grazie a Pasquale Tommasini, l’ex presidente della Iride solare, divenuto in seguito grande accusatore di Rappoccio, che l’avvocato Chizzoniti riuscirà a venire in possesso di informazioni e documenti determinanti. «Si è presentato una sera nel mio studio e mi ha detto: avvocato, lei ha fatto tredici. Poco dopo mi ha inondato la scrivania delle schede elettorali, dei documenti e dei piani prospettici di cui avevo sempre sentito parlare, ma non avevo ancora visto». Sarà anche grazie a Tommasini che verranno fuori le ulteriori anomalie del rapporto fra le tre cooperative che nel tempo hanno – in via teorica – gestito il bando. Nessuna di loro – ha sottolineato infatti Chizzoniti – era in possesso della minima struttura industriale.
In proposito – ha ricordato l’avvocato – l’ingegnere Benedetto, contattato da Rappoccio per un eventuale investimento nell’affare e disponibile a mettere 200mila euro sul piatto, sarebbe stato trascinato dall’ex consigliere regionale fino a Condofuri per visionare il terreno della futura impresa – come da bando – «impegnata nel settore fotovoltaico». Eppure arrivato sulla costa jonica, il professionista sarebbe stato invitato a entrare nel futuro sito passando da un buco praticato nella recinzione. Un inequivocabile campanello d’allarme per Benedetto, che ha prontamente fatto marcia indietro. A cascare nella trappola delle cooperative sono stati invece centinaia di ragazzi e non, in cerca di lavoro. Cooperative – ha ribadito in aula Chizzoniti, dopo averlo documentato in maniera dettagliata nei suoi numerosissimi esposti – «tra le quali c’è un’assoluta, evidente ed elementare linea di continuità» perché identica era la sede, così come identico e intercambiabile era il personale inserito nei posti chiave. Personale, in alcuni casi, transitato anche nella struttura regionale di Rappoccio. «Dietro le cooperative?c’era una struttura raffinatissima – ha affermato l’ex presidente dell’assemblea di Palazzo San Giorgio – di cui tutti erano consapevoli e complici».
L’ulteriore elemento, secondo Chizzoniti, che prova il legame fra l’ex consigliere regionale oggi a processo e le cooperative Alicante, Iride solare e Sud energia. Un rapporto di cui “ovviamente” non esiste traccia giuridica, ma – ha ribattuto secco l’ex presidente del consiglio comunale alla domanda dell’avvocato Nucara – «sarebbe come chiedere lo statuto costitutivo di un’associazione per delinquere».

Strani furti e nuove denunce
Tutti particolari che Chizzoniti riuscirà ad approfondire nel tempo anche grazie alle rivelazioni di Tommasini. Ma la collaborazione fra i due non deve essere stata gradita a chi – subito dopo la denuncia dell’ex presidente della Iride solare, che dopo aver parlato con Chizzoniti si presenterà dai magistrati – si occuperà di sottrarre o danneggiare le autovetture dei due, così come di far sparire alcuni documenti relativi alla società che Tommasini conservava in ufficio. Velate minacce o curiose coincidenze che non fermano né gli ulteriori approfondimenti, né gli esposti, che nei mesi a venire arrivano sia grazie alla denuncia dell’ex consigliere comunale di Rifondazione comunista, Omar Minniti, che prima tirerà fuori in assemblea, quindi consegnerà a Chizzoniti una lettera della Sud Energia, che ne provava la persistente attività, sia grazie alle rivelazioni di un ex assistito dell’avvocato, Salvatore De Simone. A lui, “ex cliente redento”, avrebbe scritto Francesco Naccarato – prima di presentarsi alla guardia di finanza – per descrivere le sottili strategie con cui Rappoccio mirava a costruire il proprio consenso politico.
Tutto materiale buono per gli esposti di Chizzoniti, che oggi in aula ha ripetuto – non senza un certo grado di soddisfazione – il lungo periplo che ha condotto all’apertura dell’inchiesta, così come le testimonianze «della quasi totalità delle persone che sono venute a parlare con me e che hanno avuto rapporti diretti con Rappoccio». Persone – tutte – che l’avvocato Iaria pretende adesso di sentire in aula nonostante non tutti figurino nella lista testi. Rappoccio, intanto, quasi imperturbabile, si è limitato ad ascoltare in silenzio, quella che i pm ritengono la sua macchina el
ettorale sezionata in un’aula di tribunale. (0070)

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