Calopresti: mio padre e la Fiat E il regista diventa scrittore

“Io e l`avvocato” (in uscita per Mondadori) è il primo romanzo di Mimmo Calopresti. Il regista di Polistena racconta il mito della Fiat come «posto sicuro», secondo il mantra fatto proprio dal padre che a inizio anni 60 lasciò la Calabria e un lavoro di sarto per trasferirsi a Torino. La parabola del sogno industriale viene raccontata con leggerezza introspettiva e punte nostalgiche. Ci sono i racconti della gente del Sud che, arrivata nella metropoli piemontese, rimane colpita dallo smog e dalla puzza di zolfo della stazione di Porta Nuova.
«Al salone di zio Angiolino – ha raccontato Calopresti in una videointervista su Repubblica – avevo visto una foto di Torino coperta da neve e nebbia sulla Domenica del Corriere». L`epopea dell`emigrazione del secondo dopoguerra sfuma nella rabbia operaia degli anni del dopo-boom. Nel frattempo, il padre di Calopresti era stato assunto come operaio, «aveva finalmente un lavoro sicuro». «Io alla Fiat non andrò mai», afferma il regista calabrese. La notizia dei 14.469 licenziamenti alla Fiat – annunciati da Romiti in radio – viene letta in filigrana attraverso il ricordo del concerto dei Clash a Torino, proprio in quel caldo 1980. Nel video, “London calling” accompagna le scene di cortei e bandiere rosse dei sindacati. Sarà una sconfitta della classe operaia – o di ciò che ne restava – che aprirà il varco alla produzione robotizzata e controllata da milioni di microchip. Un nuovo inizio che sa di fine per una generazione e quelle a venire. E «timbrare la cartolina» resta per molti un miraggio, ancora oggi. (0070)