REGGIO CALABRIA «I cassintegrati calabresi non possono rimanere senza protezione sociale». Lo afferma, in una nota, il vicepresidente del Consiglio regionale, Alessandro Nicolò, dopo il grido d`allarme lanciato dal sindacato regionale e nazionale.
«La drammatica situazione che si va profilando a causa dell`insufficienza delle risorse previste dal governo nazionale e per l`incalzare della crisi dell`industria manifatturiera – sostiene Nicolò – rischia di innescare una pericolosa spirale di malcontento sociale anche in Calabria. Sono infatti almeno trentamila le posizioni di mobilità in deroga in Calabria a cui vanno aggiunti i nuovi espulsi dal ciclo produttivo per l`anno in corso, che verrebbero a ritrovarsi senza l`assegno di cassintegrazione a causa dell`insufficienza delle risorse di competenza nazionale individuate dal ministro Fornero. Si tratta in buona parte di lavoratori ormai vicini all`età pensionabile, ma di più sono coloro i quali si collocano nell`età “di mezzo”, intorno ai cinquant`anni, sulle cui prospettive di rientro nel mondo produttivo è realistico nutrire poche speranze, considerate le stime dei trend di crescita nazionali ed internazionali. A fronte di tale stato di difficoltà, insiste un sistema burocratico di accertamento delle richieste di ammissione alla cassa integrazione che richiede tempi lunghi e liquidazioni a singhiozzo».
«Uno stallo che produce nervosismo – sostiene ancora Alessandro Nicolò – tra i lavoratori e i sindacati che giustamente stanno denunciando l`insostenibile situazione al governo nazionale. La Regione, da parte sua, ha già pronto il cofinanziamento delle prestazioni ed ha le carte in regola per affrontare degnamente questa vertenza sociale, ma resta ancora insoluta, in tutta la sua urgenza, la risposta del ministro Fornero poiché il fabbisogno complessivo dell`intera operazione, secondo le prime stime, ammonterebbe a circa duecento milioni di euro. La nostra regione non può correre il rischio di trovarsi sommersa dal precariato che sta raggiungendo livelli allarmanti, con interi nuclei familiari, spesso monoreddito, senza alcuna certezza economica. È quindi necessario che oltre alla naturale interlocuzione istituzionale, si alzi forte, pressante e unitaria la richiesta delle forze sociali al governo nazionale perché al più presto liberi le risorse necessarie per i lavoratori calabresi che vivono una particolare condizione di disagio e con scarse prospettive di reinserimento nel mondo della produzione». (0030)
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