Beppe Grillo ha rotto gli indugi: il candidato alla presidenza della Repubblica per il Movimento 5 Stelle è Stefano Rodotà. A ufficializzare quello che per molti era già nell’aria da ieri (atteso che la vincitrice della “Quirinarie” del M5S, Milena Gabanelli, difficilmente avrebbe accettato l’investitura) è stato lo stesso Grillo: «Dopo la rinuncia di Milena Gabanelli, ho chiesto a Gino Strada che ha optato per la candidatura di Stefano Rodotà. Ho chiamato Rodotà che ha accettato di candidarsi e che pertanto sarà il candidato votato dal Movimento 5 Stelle».
Un punto fermo che mette in crisi il Pd (Rodotà è pur sempre uno dei leader del partito da almeno trent’anni) e che ha fatto diventare per un giorno il professore cosentino il re indiscusso della Rete. Su Internet il nome è stato accolto da un’ondata di entusiasmo che ha contagiato non solo i grillini, ma anche buona parte dei militanti democratici e degli altri partiti di sinistra.
La strada per Rodotà è tutta in salita e un suo approdo al Colle improbabile, ma fa piacere vedere di quanta stima goda un figlio di questa terra, abituata agli onori della cronaca solo per faccende di cronaca nera. Bersani, Berlusconi e Monti cercano un accordo che escluda il M5S (il nome “caldo” delle ultime ore è quello di Sergio Mattarella già ministro della Difesa, della Pubblica istruzione, vicepresidente del Consiglio e deputato per sette legislature) e solo se dovesse saltare l’accordo fra Pd, Pdl e Scelta civica si aprirebbe uno spiraglio per il giurista calabrese. In passato, però, il costituzionalista che riscuote oggi tanto successo alle Quirinarie, è finito nel mirino di Grillo. Il leader 5 Stelle lo ha inserito, infatti, insieme a Walter Veltroni, Nicola Mancino, Eugenio Scalfari, Rosa Russo Jervolino, Pino Rauti, Vittorio Sgarbi ed altri, nell’elenco dei maggiori privilegiati della Casta dei politici.
Rodotà è nato nel 1933 a Cosenza da una famiglia piccolo-borghese di San Benedetto Ullano. Nella città dei Bruzi ha frequentato il liceo classico “Bernardino Telesio” per poi andare a studiare all`Università La Sapienza di Roma, dove si è laureato nel 1955. Ha insegnato nelle università di Macerata, Genova e Roma La Sapienza, dove è stato professore ordinario di Diritto civile e dove gli è stato conferito il titolo di professore emerito.
Dopo essere stato iscritto al Partito radicale di Pannunzio, rifiuta nel 1976 e nel 1979 la candidatura offertagli da Pannella. È eletto deputato nel 1979 come indipendente nelle liste del Pci, diventando membro della Commissione Affari Costituzionali. Nel 1983 viene rieletto, e diventa presidente del gruppo parlamentare della Sinistra Indipendente. Deputato per la terza volta nel 1987, viene confermato nella commissione Affari Costituzionali e fa parte della prima Commissione bicamerale per le riforme istituzionali. Successivamente aderisce al Pds, del quale sarà il primo Presidente. Nel 1992 torna a Montecitorio con il Pds e viene eletto vicepresidente della Camera. Al termine della legislatura, durata solo due anni, Rodotà decide però di non ricandidarsi, preferendo tornare all`insegnamento universitario.
Negli ultimi tempi ha dedicato la sua attività di studioso all’analisi delle problematiche della privacy e della democrazia elettronica, non è quindi un caso che il popolo delle “Quirinarie” lo abbia posto al primo posto fra i “politici”, dopo Gabanelli e Strada.
Il professore cosentino, evidentemente, ama le sfide difficili. E non teme di inimicarsi i vertici del suo partito, cosa che ha già fatto più volte nella sua lunga storia politica.
x
x