CATANZARO «Le drammatiche ore che il Pd vive non ci consentono di abbassare il livello della nostra mobilitazione nell`ora più difficile e che ci deve vedere non ripiegati su noi stessi e sulle contraddizioni determinate da un gruppo dirigente al quale noi tutti avevamo affidato delega piena e sincera». È quanto sostengono in una nota i dirigenti del partito di Catanzaro Pasqualino Mancuso, Arturo Bova, Michele Gigliotti, Attilio Mazzei, Domenico Giampà, Italo Reale e Fernanda Gigliotti in merito al rinvio dell`assemblea programmatica provinciale.
«Siamo stati traditi noi – proseguono – e, insieme a noi, gli elettori che avevano accordato il loro consenso a un partito che nel promettere un cambiamento aveva acceso speranze per i giovani e per un futuro più giusto per gli ultimi e i meno tutelati. Nell`ora di scelte decisive, al contrario, il Pd ha mostrato limiti intollerabili e condotte politiche irresponsabili, soprattutto quelle al riparo del voto segreto, che stridono drammaticamente con la condizione che vive il Paese; le dimissioni dell`intero gruppo dirigente erano e sono un atto doveroso che deve consentire non solo di aprire la stagione congressuale ma soprattutto di cambiare metodi e uomini nei ruoli di direzione politica e di indicare ai cittadini, ad ogni livello territoriale, che si è aperto un nuovo corso e che si apre una nuova fase politica. Non ci nascondiamo i pericoli ma occorrono gesti visibili, netti e forti anche nella provincia di Catanzaro dove, in passato, più laceranti sono state le contraddizioni tra l`appartenenza al Pd e le declinazioni di comportamenti chiaramente incompatibili con la sua natura e con la sua vocazione. Lo è stato fino al 2010 e negli ultimi mesi si è ridelineato un tentativo di chiaro ritorno al passato e di “normalizzazione” di un processo che era stato coraggiosamente avviato con il doveroso e necessario commissariamento degli organi provinciali del Partito”.
«Oggi – sostengono i dirigenti del Pd – con il rinvio, anch`esso necessitato e reso obbligato dal contesto generale di sofferenza estrema del Pd, dell`assemblea programmatica provinciale unito all`annuncio della fase congressuale nazionale, che di fatto supera quella locale e regionale, e in attesa delle determinazioni che ci auguriamo celeri degli organismi nazionali, ci preme sottolineare che, nonostante la convinta adesione a un metodo preventivo e condiviso per ricercare soluzioni unitarie per la segreteria provinciale, una parte del Partito ha ritenuto, unilateralmente e scorrettamente, di avviare campagne di mobilitazione a sostegno di candidature che, irresponsabilmente, hanno vulnerato ogni intesa unitaria e che, anzi, si sono poste come sfida al rinnovamento e come un penoso e stonato ritorno al passato, ad una restaurazione ipocrita e nel segno di una arrogante autoreferenzialità e del soffocamento di quelle istanze al cambiamento che si sono disvelate anche nelle ultime elezioni politiche e che dobbiamo assecondare, oggi, con decisione e coraggio».
«A quanti, come l`onorevole Amato, nelle ultime ore, avevano chiesto lealtà nel confronto congressuale – conclude la nota – ricordiamo che essa è stata vulnerata proprio da coloro i quali, a cominciare da lui, hanno preferito scorciatoie personali ed egoistiche a una ricerca plurale e collettiva, possibilmente innovativa e unitaria. Noi andremo, da qui in avanti per la nostra strada, con un percorso autonomo e distinto e distante da quanti, dalla sua nascita, hanno utilizzato il Pd esclusivamente per rendite personali, di puro posizionamento politico, o utilizzando il partito come un taxi, in cui salire e scendere secondo la propria convenienza, nel segno del trasformismo, del trasversalismo, dell`inciucismo istituzionale consumatisi da tanti, troppi anni. Noi non rimarremo con le mani in mano, nelle prossime ore lanceremo iniziative ampie di mobilitazione su tutto il territorio provinciale chiamando a raccolta le sezioni, rimaste per troppo tempo inoperose a causa dell`asfissia politica di gruppi dirigenti chiusi nel palazzo e tutta la base vera del Pd, che non ha smarrito il senso del dovere verso una causa comune che, ancora e nonostante tutto, possiamo, dobbiamo e vogliamo difendere». (0020)
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