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CONSIGLIO REGIONALE | La norma “salva-Reggio” infiamma l`aula

REGGIO CALABRIA La “salva-Reggio” è stata approvata così, quasi sottobanco, senza che l’opposizione si accorgesse di niente. La norma è controversa: consente ai Comuni di usare i fondi ottenuti dal…

Pubblicato il: 22/04/2013 – 16:41
CONSIGLIO REGIONALE | La norma “salva-Reggio” infiamma l`aula

REGGIO CALABRIA La “salva-Reggio” è stata approvata così, quasi sottobanco, senza che l’opposizione si accorgesse di niente. La norma è controversa: consente ai Comuni di usare i fondi ottenuti dalla dismissione patrimoniale per sanare i deficit di bilancio. Una legge che sembra fatta su misura per Reggio Calabria, alle prese con una voragine finanziaria alla quale i commissari prefettizi potrebbero non riuscire a far fronte con i soli mezzi a loro disposizione. Il salvagente potrebbe arrivare grazie al nuovo provvedimento, “lanciato” ai naufraghi della terna per volontà del governatore della Calabria, l’ex sindaco di Reggio Peppe Scopelliti. Ma la minoranza crede di avere buoni motivi per sostenere che la nuova norma non supererà l’esame della Consulta, anche in virtù dei rilievi mossi dallo stesso Ufficio legislativo di Palazzo Campanella, che ha avanzato diverse riserve sulla legittimità del nuovo intervento regionale. In aula il modus operandi della maggioranza è stato particolarmente inusuale: il testo ha avuto via libera senza che l’opposizione se ne accorgesse. E senza che votasse. Un’anomalia che sembra non avere precedenti.
Quando i consiglieri del centrosinistra si sono accorti del giochino, è scoppiata la polemica. Virulenta e carica di indignazione, ma incapace di far tornare la maggioranza sui suoi passi. «Questa è un’aula, non una bottega. Non è questo il modo di condurre i lavori di un’assemblea, non faremo passare questo punto in cavalleria. È stato aperto un vulnus all’interno del consiglio regionale», ha urlato il consigliere pd Demetrio Naccari Carlizzi, seguito a ruota dalle rimostranze di Mario Franchino, Antonio Scalzo, Giuseppe Giordano e Mimmo Talarico.
Gli stessi hanno convocato seduta stante una conferenza stampa, per denunciare senza mezzi termini quella che definiscono una violazione inaccettabile da parte della giunta, del presidente del Consiglio Talarico e del suo vice Alessandro Nicolò.

«REGOLAMENTO MESSO SOTTO I PIEDI»
«In commissione, per mezzo di Mario Magno, la maggioranza aveva chiesto il rinvio dell’esame sulla norma – spiega Naccari Carlizzi -. Evidentemente i consiglieri sono stati “malmenati” dal governatore Scopelliti, che ha un interesse personale perché questa norma va a inserirsi nell’alluvionale legislazione approntata per impedire il dissesto finanziario di Reggio». Secondo l’ex assessore regionale, anche Franco Talarico avrebbe commesso illegittimità: «Ha messo sotto i piedi l’articolo 42 del regolamento, una violazione di legge di cui dovrà rispondere direttamente». E lo stesso – a parere di Naccari – vale per Alessandro Nicolò, che ha sostituito Talarico al momento del voto “segreto”: «La gestione fraudolenta è evidente, Nicolò è stato messo alla presidenza per consumare un atto gravissimo. Il provvedimento va contro la Costituzione, il Tuel, la legge 80 sulla destinazione dei proventi dei beni disponibili, i principi di contabilità che impongono il non utilizzo di queste risorse per coprire debiti. Non è vero che questa norma aiuta i Comuni: è invece un tentativo di vendere i beni dei cittadini di Reggio per far fronte a una gestione scellerata. Il Pdl vuole utilizzare i fondi per pagare i debiti che amministratori incompetenti, capaci “di intendere e di volere”, hanno prodotto».
Categorico anche Antonio Scalzo, convinto che la “salva-Reggio” sia «una legge che sarà impugnata».
«In commissione abbiamo detto per due volte no a questo provvedimento. C’è stata una forzatura istituzionale», chiosa Mario Franchino. Che ribadisce come «i proventi derivanti dall’edilizia pubblica servono per la costruzione di nuovi alloggi». Il consigliere pd non nasconde tutto il suo stupore: «Non sappiamo quale sia stato il nostro voto. È una violazione sulla quale non possiamo sorvolare. L’Aula ha mostrato l’immagine di una Calabria scesa in basso». Franchino ne ha per tutti, anche per il segretario generale Nicola Lopez, che «non è stato garante dell’aula». E ancora: «Siamo di fronte a una protervia intollerabile, per questo dobbiamo riuscire a buttare per aria questo governo regionale».
Le critiche hanno un bersaglio privilegiato: Peppe Scopelliti, “reo”  di aver pronunciato parole «di una gravità inaudita».

SCHERMAGLIE IN AULA
Cosa aveva detto il governatore? Parole al vetriolo: «Siete incapaci di intendere e di volere». Frase rivolta alla minoranza e in particolare ai capigruppo “reggenti” di Pd e Idv, Antonio Scalzo e Giuseppe Giordano, che sostituivano nel ruolo gli assenti Sandro Principe ed Emilio De Masi. Scopelliti era intervenuto a inizio seduta, dopo una lunga serie di schermaglie che opponevano il centrodestra alla minoranza, contraria all’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge sulla dismissione dei beni pubblici. Nel pieno della bagarre, ci pensa Scopelliti a gettare ulteriore benzina sul fuoco in un’aula già incandescente. Quando il presidente della giunta si alza per dire la sua, gli animi dei consiglieri regionali sono già surriscaldati. La minoranza invoca il rispetto del regolamento, secondo cui per inserire nuove proposte di legge serve la maggioranza dei due terzi dell’assemblea. Il centrodestra, dal canto suo, contesta la presunta “doppia personalità” dell’opposizione, che avrebbe acconsentito al nuovo inserimento durante la Conferenza dei capigruppo. Un voto favorevole che gli esponenti del centrosinistra giurano di non aver espresso.
Scopelliti va giù pesante: «Non siete capaci di intendere e di volere. Ho sentito personalmente, alla fine della Conferenza dei capigruppo, la richiesta ufficiale di inserimento di quell’ordine del giorno».
Pronta la replica di Antonio Scalzo, che ribadisce come serva «una discussione sul merito e non sulle capacità psicofisiche dei consiglieri. L’ufficio legislativo si è espresso sulla incostituzionalità di questa legge e noi ci siamo opposti nel merito». Non le manda a dire nemmeno Giuseppe Giordano (Idv), secondo cui «Scopelliti deve andarci piano: in Conferenza dei capigruppo questo provvedimento non è stato affrontato. Noi non ci prestiamo a falsi». Alla fine, è il presidente Talarico a chiudere la questione: «Difendo la Conferenza dei gruppi, dove c’era stata la condivisione di tutti. Mi dispiace che la minoranza non voglia tener fede a quanto precedentemente stabilito. Sono il garante dell’aula e il punto sarà inserito all’ordine del giorno». Una decisione che non va giù a Mimmo Talarico, che sottolinea l’anomalia di un Consiglio in cui «la Conferenza dei capigruppo è sovrana rispetto all’Aula».
Poi l’approvazione finale. Per la gioia del governatore ed ex sindaco di Reggio Peppe Scopelliti. (0050)

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