Doveva essere un giorno importante per il nostro Paese, il giorno in cui la nascita del governo Letta doveva segnare un evento storico che, al di là del personale imbarazzo per la coesistenza di ministri tanto del centrosinistra quanto del centrodestra nello stesso esecutivo, avrebbe rappresentato per l`Italia la possibilità di superare i tradizionali schieramenti e lavorare per un obiettivo comune. La necessità di formare un`unica squadra capace di andare oltre i propri colori politici, nonostante tutte le perplessità del caso, significa l`aver preso atto che questa per il Paese probabilmente era l’unica via percorribile, una strada obbligata. Un`occasione per riporre le armi e provare, insieme, a stemperare i toni di una campagna elettorale dura immaginando un percorso condiviso.
E invece a rovinare quello che poteva essere il giorno “dell`armistizio” il gesto di un uomo disperato che sparando davanti a palazzo Chigi avrebbe voluto colpire i politici, attribuendo loro probabilmente le responsabilità di una vita disperata, senza lavoro, fatta di debiti e matrimoni falliti. Vittime dell`attentatore sono state in realtà due carabinieri, cambia il bersaglio ma non cambia purtroppo il messaggio: alla politica vengono attribuite tutte le responsabilità dei fallimenti e delle difficoltà, sia economiche che sociali, dell`Italia.
La politica è chiamata allora a recitare il mea culpa per tutte le risposte che negli anni non è riuscita a dare ai cittadini, ma al tempo stesso tutti, politici e non, sono chiamati a rivedere i propri comportamenti, decisamente troppo sopra le righe per chi ha l`ambizione di voler rappresentare il popolo nelle istituzioni.
Gli slogan urlati, le frasi fatte, il tentativo di screditare gli altri, le generalizzazioni, gli attacchi personali, l`enfasi non sono altro che le più palesi caratteristiche del qualunquismo e del populismo che rischiano di esasperare gli animi portando i più “deboli” ad esprimere la propria rabbia con la violenza.
È compito di chi crede nella politica allora, impegnarsi ad assumere un atteggiamento più sobrio, tenendo bene a mente che la politica è l`arte di amministrare e chi amministra deve farlo nell`interesse della collettività.
Non serve seminare odio nei confronti degli avversari e non serve soprattutto far passare messaggi sbagliati nella testa della gente solo per ottenerne il consenso. Non serve generalizzare nè tanto meno fare di tutta l`erba un fascio, così come non serve dichiarare solidarietà ai Carabinieri se si è contribuito a creare un clima di odio e di rancore tali da fomentare azioni ingiustificabili come quella compiuta contestualmente al giuramento dei ministri.
Maggiore umiltà, maggiore sobrietà, meno privilegi, maggiore ascolto e maggiore impegno sono atteggiamenti certamente richiesti ad un buon politico, ma contemporaneamente a tutti i cittadini è richiesta una maggiore riflessione, un maggiore sforzo di comprensione e soprattutto una maggiore consapevolezza nell`uso di frasi rivolte contro qualcuno. Le parole sono pietre e gli strumenti utilizzati per diffonderle sono ormai tali da dargli una diffusione capillare e senza filtro.
La richiesta è quella di dimostrare di saper tornare al buon senso, nella consapevolezza che tutto si può cambiare e tanto si deve migliorare, ma certamente non con le armi che suole usare l`antipolitica che sono quelle del qualunquismo e del rancore. È il momento invece di riportare i toni su quelli del leale confronto politico che non sconfini mai in attacchi personali… e se proprio ci fosse bisogno di scardinare sistemi poco trasparenti e poco attenti al bene della collettività allora si dovrà pensare di farlo con una rivoluzione, ma assolutamente una rivoluzione culturale.
*Presidente Pd Crotone
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