CATANZARO «Abbiamo visto le risposte di una classe politica goffa e imbarazzante, a partire dal Commissario ad acta, Giuseppe Scopelliti, che ostentava la difesa del proprio nominificio sanitario». Mimma Iannello, che segue le questioni della sanità calabrese per conto della segreteria regionale della Cgil, ha trovato conferma – nei 25 minuti dedicati da Report alla Calabria – di quanto ha potuto sperimentare in questi anni di impegno. E va giù duro: «Che la malapolitica, insieme ai tanti business che la spolpano di anno in anno, si sia impossessata di ogni spazio possibile della sanità, è cosa nota e denunciata dalla Cgil: non c`è nomina, incarico, consulenza che non venga filtrata da convenienze di collocazione partitica».
Un quadro in cui «l`appartenenza fiduciaria, non il merito o la competenza, è il metro su cui si continuano a distribuire postazioni chiave dove il mantenimento del consenso elettorale prende il posto agli interessi collettivi: anche a costo di forzare leggi e regolamenti, di calpestare princìpi etici, di mortificare diritti». Una prassi diffusa: «Di gestione in gestione le nomine fiduciarie espropriano la sanità pubblica di competenze, professionalità, controllo, trasparenza, rigore, etica». E ancora più pesante, perché aggrava le condizioni di «una regione dove la sanità è penetrata da interessi `ndranghetistici e da lobby affaristiche». Cosa resta di tre anni di commissariamento? «Il peggioramento dei servizi ai cittadini e un cambiamento illusorio funzionale soltanto alla cieca propaganda. E non è certo colpa dei “cattivi giornalisti”». (0020)
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