Che il Palazzo del consiglio regionale venga, di fatto, chiuso ai giornalisti è gravissimo. Che la chiusura ai giornalisti di quella che dovrebbe essere la “casa di tutti i calabresi” avvenga anche con la benedizione di chi invece dovrebbe tutelare la libertà e l`autonomia degli operatori dell`informazione, è allarmante, imperdonabile e merita di essere pubblicamente denunciato.
Quando è stato pomposamente presentato il “protocollo d`intesa”, firmato dal presidente del Consiglio regionale e controfirmato dal presidente dell`Ordine regionale e da quello del sindacato, si era dato ad intendere che trattavasi di uno strumento che restringesse l`accesso alla sala stampa ed a Palazzo Campanella ai soli giornalisti, evitando abusi e generalizzazioni.
Scopriamo, invece, che trattasi di uno strumento che limita ogni spostamento dei giornalisti e si spinge fino a prevedere una preventiva valutazione sul loro operato. Ovviamente in caso di non positiva valutazione si impedirà l`azione al cronista.
Cose da Minculpop, cose che solo in Calabria si può tentare di far accadere.
L`odio e il livore verso la categoria, o meglio quella superstite parte della categoria, che crea problemi alla casta viene cristallizzato in un “protocollo d`intesa” incivile, barbaro e becero. Ai giornalisti si chiede di restare chiusi in un recinto. Un segmento del “corpo A1” dentro il quale accederanno solo se farà piacere all`ufficio stampa e nei giorni in cui l`ufficio stampa lo vorrà.
Se un giornalista intende intervistare un consigliere regionale non lo dovrà chiedere al consigliere bensì all`ufficio stampa e superato il controllo non potrà intervistarlo dove vuole ma dentro il recinto videosorvegliato del “corpo a1”. E nei giorni in cui il consiglio regionale non è convocato, ma operano commissioni e comitati, occorrerà chiedere al maggiordomo del politico di potere entrare nel Palazzo, ovviamente dopo averne spiegato le ragioni.
E se mentre è nel recinto il giornalista vuole andare al bar per un caffè non potrà farlo perché il bar è in un`ala ed in un piano diverso da quello dove è sistemato il recinto.
La Casta pensa di poter far questo perché ha l`avallo di Ordine e Sindacato? Umilmente pensiamo che hanno sbagliato, anche questa volta, i loro conti. Faremo valere le nostre ragioni anche in sede legale.
Contrariamente a quel che crede il governatore della Calabria ed il suo fedelissimo paggio che presiede la massima assemblea elettiva calabrese, non basta fare una legge per imporre regole antidemocratiche, incostituzionali ed illecite. Esistono luoghi deputati anche all`annientamento di quelle leggi che ledono la Carta Costituzionale, prima ancora che gli statuti e le regole della libera informazione.
Per quanto riguarda questa Testata giornalistica, permanendo questo stato di cose, ed in attesa di vedere le dimissioni di quei componenti dell`Ufficio di presidenza del consiglio regionale che in queste ore si affannano a giurare «non ne sapevamo niente», da lunedì verrà interrotto ogni rapporto con l`Ufficio stampa della Regione e del consiglio regionale. Non saranno pubblicati volantini e comunicati, così come non saranno presentate richieste di accreditamento e non si frequenterà un Palazzo che si rivela di assoluta inagibilità democratica.
Consideriamo questa come la più grave intimidazione fin qui messa in atto ai danni dei giornalisti calabresi.
Ecco il protocollo che regola l’accesso dei giornalisti in Consiglio
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