Dal collega Pietro Melia riceviamo e pubblichiamo:
Che il protocollo firmato oggi segni – come riferisce, virgolettandolo, il Corriere della Calabria – «un passo fondamentale nella storia del giornalismo italiano» mi fa francamente sorridere. Ben altro avrebbero dovuto rivendicare gli attori-sottoscrittori dello «storico evento». Al loro posto mi sarei preoccupato, in primis, di confrontarmi sulle condizioni di assoluto disagio e di promiscuità in cui sono obbligati a lavorare i “giornalisti parlamentari”(!), già impediti di muoversi nel perimetro dell`aula, con i telecineoperatori costretti in un angolo, in spazi assai angusti, con visuale limitata e a strettissimo contatto con… il pubblico, reclamando di conseguenza la tutela effettiva di chi in quei luoghi è chiamato a svolgere le proprie mansioni. Poi non avrei trascurato il fatto – come temo sia avvenuto –, certo non secondario, della “postazione fissa” dei “giornalisti parlamentari”: io che a Reggio, all`assemblea di palazzo Campanella, per fortuna ci vado sempre più di rado, non sopporto più, e lo dico fuori dai denti, di dovermi alzare e risedere ogni volta, e accade spessissimo, che un collega entri ed esca dalla postazione a lui riservata. Chi ha progettato la sala (che andrebbe simbolicamente impiccato!) ha infatti trascurato di misurare gli spazi vitali per consentire agli umani libertà di movimento. E allora: cosa aspetta il presidente Talarico a mettere mano alla indispensabile ristrutturazione della tribuna stampa, in modo da renderla più facilmente accessibile a chi ne deve fare un uso congruo al servizio della pubblica opinione? Noi che lavoriamo seriamente gliene saremmo eternamente grati.
Pietro Melia – giornalista Rai Calabria
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