LAMEZIA TERME «Ci lamentavamo del governo Berlusconi-Bossi a trazione nordista. Ma mi pare che anche questo esecutivo non vada molto meglio dal punto di vista degli equilibri territoriali». La battuta è di Sandro Principe e risale a martedì. Tre giorni dopo si potrebbe dire che il capogruppo del Pd in consiglio regionale ci aveva visto bene. Già, perché a guardare la lista dei viceministri e dei sottosegretari nominati ieri sera durante il Consiglio dei ministri ci si accorge subito che la presenza dei calabresi è ridotta al lumicino. Se si escludono la fedelissima del Cavaliere, Jole Santelli, e il tecnico Antonio Catricalà, ci si accorge che non c`è nessun calabrese nel governo delle larghe intese.
A uscire con le ossa rotta è soprattutto il Pd. I democrat calabresi portano all`incasso zero nomine e ciò certifica il peso pressoché nullo dei dirigenti calabresi (a partire dal commissario Alfredo D`Attorre) a livello romano. Nessuno tra i tanti candidati della vigilia ha superato le forche caudine rappresentate dal duo Franceschini-Migliavacca.
Non ce l`ha fatta l`ex presidente della giunta regionale calabrese Gigi Meduri. La definitiva scelta della componente bindiana di non entrare nel governo, lo ha messo out. Così come per tutto il giorno al Nazareno è circolata l`ipotesi di un ripescaggio di Franco Laratta. Ma una serie di veti interni alla sua corrente (quella di Dario Franceschini) hanno fatto saltare l`operazione. E lui adesso getta benzina sul fuoco: «Che il Pd calabrese esista lo afferma disperatamente solo D`Attorre».
L`altro colpo di scena ha riguardato la corrente che fa capo al sindaco di Firenze Matteo Renzi. Durante le ore precedenti al Consiglio dei ministri si era parlato di tre o addirittura quattro nomi, fra cui alcuni pezzi da novanta estremamente rappresentativi come Roberto Reggi o Giuliano Da Empoli, cui si sarebbero potuti aggiungere il cosentino Ernesto Carbone all’Agricoltura e forse anche Micaela Fanelli, che ha fallito l`elezione al Senato in Calabria. Ma di questi nomi non si è avuta più traccia, sostituiti da altri come Erasmo de Angelis, Simonetta Giordani e Domenico Manzione, non esattamente gli uomini più vicini al loro leader.
Nessun posto al sole nemmeno per la bersaniana Rosa Calipari. In predicato di avere una poltrona di rilievo alla Farnesina, l`ex vicecapogruppo del partito alla Camera è rimasta con le pive nel sacco. Chi non si sente sconfitta è, invece, Doris Lo Moro. La senatrice spiega con tono ruvido che «non si aspettava nulla» da questo giro di nomine. «Ho fatto una richiesta – è l`unica cosa che si lascia sfuggire – e martedì vedremo cosa succederà». Non è difficile ipotizzare che la Lo Moro abbia chiesto per sé un posto di rilievo in una delle commissioni parlamentari che vanno costituendosi. Se ciò dovesse avvenire sarebbe uno strapuntino nella debacle generale. Tanto che un moderato come l`eurodeputato Mario Pirillo si spinge a dire: «Non auspicavo certo si ripetesse il copione della scorsa legislatura – prosegue l`europarlamentare – dove la Calabria venne liquidata con qualche sottosegretariato mentre la vicina Sicilia annoverava ben sette esponenti nel governo Berlusconi, tra ministri, viceministri e sottosegretari, oltre al presidente del Senato. Non vorrei apparire campanilista ma registro purtroppo lo stesso modus operandi: la Calabria è come se fosse una regione di serie B, sia con governi di destra che di larghe intese».
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