COSENZA Nel giorno dedicato alla libertà di stampa Enrico Paissan, vicepresidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, bolla come «sconcertante, buffo e non condivisibile» il protocollo d’intesa firmato dall’Ordine calabrese e dalla Regione Calabria per regolamentare l’accesso dei cronisti a Palazzo Campanella. L’incontro organizzato dal Circolo della stampa “Sessa” e dal liceo Lucrezia Della Valle, è stato l’occasione per rivolgere uno sguardo alle condizioni del giornalismo e la riflessione si è subito spostata dagli orizzonti globali alla realtà locale.
Infatti Gregorio Corigliano, presidente del Circolo della stampa, snocciolando le emergenze e le difficoltà della professione del reporter, i numeri dei morti sul campo dell’informazione e i rischi che si corrono in luoghi di guerra, è giunto alle cose di casa nostra e all’accordo recentissimamente raggiunto.
Con lui ad affrontare questi temi davanti a molti studenti, docenti e un buon numero di giornalisti, c’era insieme a Paissan anche Silvio Gambino, docente di Diritto dell’Unical. E nemmeno quest’ultimo si è sottratto dal giudicare l’ormai famoso protocollo, considerandolo come una prova di come «il consiglio regionale si sia strutturato come un sistema di potere indifferente e distante rispetto ai calabresi». Poco prima era stata Loredana Giannicola, preside del Lucrezia Della Valle, a spiegare come ci sia un collegamento strettissimo tra qualità dell’informazione e qualità della scuola, infatti in entrambi i casi troviamo la Finlandia al primo posto, mentre l’Italia è posizionata parecchio indietro.
Un tema che subito Gambino ha affrontato, perché la scuola è il luogo dove si insegna la libertà di pensiero e la stampa è quello dove si esercita quel diritto. Dentro la riflessione sull’attualità, anche stimolato dalle domande dei ragazzi sui new media, Gambino ha spiegato che con troppa facilità si scambia il concetto di partecipazione in Rete con la democrazia, mentre il rischio in agguato resta quello di «una destra populista come minaccia per la libertà». Dunque la scelta di affrontare il rapporto tra la stampa e la libertà dentro un liceo è stata utilissima, una specie di formidabile lezione non compresa nei polverosi libri di testo.
Ma a Paissan è toccato andare oltre, affrontando le questioni aperte dentro il mondo del giornalismo, come la fatica del precariato, l’ingerenza di certi editori assai poco “puri” e molto attratti da altri interessi, la minaccia delle querele che i poteri esercitano contro la stampa coraggiosa per arginarne le inchieste. Non è mancata una nota di autocritica, quando Paissan ha affermato coraggiosamente che «l’Ordine e il sindacato rischiano di essere percepiti dagli iscritti come enti inutili, essendo spesso in ritardo sulle istanze e sulle novità espresse dalla professione». E ancora sull’intesa raggiunta in Calabria, il vicepresidente dell’Ordine ha voluto sottolineare come una normativa in particolare risulti aberrante, quella che vieta ai non iscritti all’Ordine di svolgere il lavoro di giornalisti. Un modo a suo parere inaccettabile per ridare fiato a una vecchia separazione tra abusivi, free lance, precari non ufficialmente riconosciuti – spesso giovani che rappresentano l’ossatura portante dell’informazione – e i professionisti.
Nel dibattito è poi intervenuto Pantaleone Sergi, già inviato di Repubblica, per spiegare la differenza e la sovrapposizione dei concetti di obiettività e soggettività giornalistica. Alla fine dell’incontro il vice presidente nazionale dell’Ordine è stato circondato da alcuni giovani cronisti, che gli hanno manifestato le fatiche e le frustrazioni di un mestiere particolarmente difficile queste latitudini. (0010)
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