Il Veltroni che non ti aspetti, lascia da parte i toni soft e nell’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera dice con chiarezza che troppe cose non lo convincono in tema di lotta alla mafia e sinergie criminali in soccorso della politica. Aggiunge che, pur senza cadere nella dietrologia, vede troppi punti oscuri attorno all’agguato teso da Luigi Preiti ai carabinieri di guardia a palazzo Chigi. E giacché si trova lancia un altro macigno nello stagno, parlando di San Luca e di ‘ndrangheta e chiedendosi quello che in tanti si erano già chiesti, ma con minore fortuna, in passato: perché invece di limitarsi a filmare i boss a convegno presso il santuario di Polsi la magistratura non diede l’ordine di fare un blitz, interrompere quel summit ed arrestare in flagranza quanti vi partecipavano?
Ma seguiamo le risposte di Walter Veltroni a Cazzullo, apparse sul Corriere con richiamo in prima pagina. Nel negare buonafede a quanti tentano di ascrivere alle parole di Beppe Grillo la paternità morale del gesto di Luigi Preiti, Veltroni replica: «… Ragionando così, aveva ragione anche Berlusconi a sostenere che chi ha tirato la statuetta l’ha fatto sulla base del clima del Paese… Tanto più che il caso Preiti presenta molti punti oscuri». Cazzullo lo provoca: Anche lei si mette a fare dietrologie? Veltroni replica a muso duro: «Non dobbiamo essere dietrologi, ma neppure sprovveduti. Quante vicende avevano all’inizio un segno che la storia ha dimostrato fallace? Non fu Valpreda a mettere la bomba in Piazza Fontana, Bertoli (che uccise 4 persone con una bomba a mano lanciata nel maggio ’73 nel cortile della Questura di Milano; ndr) non era un anarchico, Pasolini non fu ucciso solo da Pelosi, l’aereo di Ustica non ebbe un cedimento strutturale. E non è stato Scarantino a uccidere Borsellino: reo confesso; 17 anni di carcere; non era lui. Cos’è successo a Preiti, quand’è finito nel giro dei videopoker? Tra l’altro, cosa aspettiamo a vietarli? L’ho detto alla Cancellieri, quando era al Viminale: basta un decreto. Perché non si fa?»
Per il gettito?
«Ma se va quasi tutto alla mafia, mica allo Stato! E poi: perché un “bravo ragazzo” compra una pistola? Perché dice di averlo fatto quattro anni fa? È uno strano attentato, che ha colpito due servitori dello Stato e sconvolto il Paese».
Ma il siluro sulla ‘ndrangheta Veltroni lo lancia a parte: «Non sarebbe la prima volta che la storia italiana è condizionata dai poteri criminali. Che hanno interesse ad un Paese debole, finanziariamente fragile, di cui impadronirsi pezzo per pezzo. I negozi nel centro di Roma, i lavori dell’Expo, la ricostruzione in Emilia, l’incendio della Città della Scienza a Napoli: mentre noi discutiamo di qualche centinaio di milioni per gli esodati, le mafie si spartiscono 130 miliardi di euro l’anno. Perché la politica non dichiara una guerra senza quartiere? Un giorno di settembre a San Luca si riuniscono i capi della ‘ndrangheta: perché non andarli a prendere? Questo comporta un’autentica dichiarazione di guerra; se loro reagiscono lo Stato la guerra la deve vincere. Altrimenti potremo fare tutti i risanamenti o gli incentivi possibili ma la ricchezza e la legalitàsaranno sempre risucchiate da questi poteri criminali. Ecco, mi sarebbe piaciuto sentire da Enrico Letta che questa è la priorità che tutte le altre contiene». (0040)
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