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Falsa politica, al via il processo

SIDERNO Prima udienza tecnica per il processo “Falsa politica”, il procedimento scaturito dall’operazione messa a segno dalla Dda di Reggio Calabria e che ha fatto scattare le manette non solo per …

Pubblicato il: 06/05/2013 – 13:09
Falsa politica, al via il processo

SIDERNO Prima udienza tecnica per il processo “Falsa politica”, il procedimento scaturito dall’operazione messa a segno dalla Dda di Reggio Calabria e che ha fatto scattare le manette non solo per una quindicina di soggetti ritenuti organici alla cosca Commisso di Siderno, ma anche per i volti noti della classe politica che ha costruito le proprie fortune nella Locride. Personaggi come l`ex consigliere regionale Cosimo Cherubino, l`ex assessore provinciale Rocco Agrippo, l’ex consigliere comunale della maggioranza che sosteneva il sindaco Alessandro Figliomeni, caduto poco prima di essere arrestato per associazione mafiosa e il consigliere comunale della maggioranza che ne sosteneva il successore Riccardo Ritorto,  Domenico Commisso  raggiunti tutti da un`accusa pesantissima: associazione di stampo mafioso. Insieme a Salvatore Commisso, Domenico Commisso, Rocco Commisso, Cosimo Figliomeni, Pietro Futia, Pasquale Romanello, Damiano Rocco Tavernese, Giuseppe Tavernese e Giovanni Verbeni sono da oggi chiamati ad affrontare l’udienza preliminare che dovrà stabilire chi andrà a processo e con quale rito.
Per il pm Antonio De Bernardo che ha diretto l’indagine, sono tutti coinvolti in quel sistema che ha preso in ostaggio l’amministrazione pubblica di Siderno e l’ha resa schiava dei voleri del clan. Le `ndrine – ha svelato l`inchiesta della Dda reggina, che completa ma non conclude il filone investigativo sul quale sono state tessute indagini come “Il crimine”, “Recupero-bene comune” e “Locri è unita” – erano arrivate fino ai gangli della vita politica del paese della Locride.  A determinare i destini di un’itera comunità era infatti il clan Commisso, la cui benedizione era necessaria per tentare la scalata in politica. Per questo, politici di ogni colore si presentavano con il cappello dal  boss Giuseppe Commisso, “U mastru”  che da dietro il bancone della sua lavanderia Apegreen dispensava buoni consigli e ricordava le regole che nessuno poteva permettersi il lusso di infrangere. Tutte conversazioni registrate e analizzate dagli investigatori e destinate a pesare su un procedimento che si candida ad essere prima di tutto una fotografia impietosa della politica e della società della Locride e non solo. Cosimo Cherubino – ha svelato infatti l’inchiesta – era l’uomo che i clan avevano scelto come proprio rappresentante in consiglio regionale. (0090)

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