Caro Direttore,
D`Attorre, atterrisce. Sottoscrivo senza esitazioni la tua arguta analisi sul commissario regionale del Pd. È vero, perché i dati e gli sfasci lo testimoniano plasticamente: egli ha contribuito a liquidare un’esperienza politica – peraltro mai davvero compiutasi per colpa di tanti generalicchi vanitosi e litigiosi – non senza però auto liquidarsi un seggio a Montecitorio, quasi quest’atto trovasse legittimazione “nell`ottimo” servigio reso al partito. La delusione D’Attorre è ancora più cocente, se vogliamo, perché aggravata dal dato anagrafico del nostro, anzi del loro. Da un under-40 ti attenderesti freschezza nelle idee, inversione di rotta, capacità di dialogo con la galassia giovanile potenzialmente vicina alle istanze culturali Democrat. Ma che al partito non ci si avvicina nemmeno percependolo come un corpo ostaggio dei soliti noti. Un giovane che sia tale non solo nelle fattezze, gli equilibri ambigui e persistenti sui quali si regge una comunità politica intossicata deve perlomeno tentare di frantumarli se vuole imbarcare energie nuove; se vuole dare una prospettiva dal respiro lungo. Invece nulla, der kommissar, probabilmente confortato dai suoi consigliori di fiducia, ha creduto che il non eccellente rendimento del governo regionale potesse da solo bastare a regalare la maggioranza al Pd alle prime consultazioni utili. Ha creduto che il metodo della lezioncina pronunciata con l’enfasi del meridionalista dolente , “arrapasse” l’elettorato. Sbagliandosi di grosso, evidentemente. Anche perché quei consigliori non sono i Lothar di dalemiana memoria, i Rondolino, i Claudio Velardi. Tanto per intenderci. E lui non è Gramsci. La sua opera – che ci si augura sia giunta al termine – non ha saputo estirpare quell’istinto all’autoconservazione che anima la vecchia nomenclatura degli “apparatcick” più o meno invisibili; quelli che vincono sempre; quelli che hanno avuto l’abilità di attraversare diverse epoche geologiche – dal Pci al Pd – senza perdere un milligrammo di potere interdittivo. Quelli che appena vedono l’onda del nuovo che avanza, alzano il Mose in salsa democratica, argini forti e scoraggianti a tutela di equilibri ultradecennali. Quelli che hanno giocato un ruolo decisivo nelle parlamentarie regalando centinaia di migliaia di schede a Grillo e resuscitando il centrodestra. Quelli che, insieme a Giuseppe Scopelliti, D’Attorre lo vorrebbero commissario ad vitam aeternam. D’altro canto, nulla più di un giovane-anziano garantisce l’ancien regime.
*Redazione Punto d’Incontro
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