«Giovanni Manoccio, calvo, occhialetti color arancio, soprattutto sindaco del Pd di Acquaformosa, paesino in provincia di Cosenza, a un certo non ne può più. “Diritto di ogni militante è avere la testa all’ombra!” e guida la protesta oltre le transenne. Vai! Gli altri seguono». Per i calabresi Manoccio è il sindaco dell`accoglienza, combattivo nella difesa delle autonomie locali e critico – se ce n`è bisogno – con la classe dirigente. Fosse anche del suo partito. Oggi, una cronaca dell`Huffington Post, il sito del gruppo Espresso, ne parla dando notizia della protesta di alcuni iscritti pd rimasti fuori dalla Fiera di Roma che ospita l`assemblea. «Non sono tantissimi ma si fanno sentire. Una cinquantina circa, tutti in maglietta bianca “Siamo più di 101”, più dei franchi tiratori che in Parlamento hanno affossato la candidatura di Prodi al Quirinale». Lasciati fuori al sole fino a tarda mattinata, i “dissidenti” di #OccupyPd trovano in Manoccio un inaspettato leader nella “conquista del porticato” davanti al padiglione. «C`è gente che sta male, sono quattro ore che siamo al sole. Ma siete i padroni? Di che cosa?», urla Manoccio ai microfoni delle tv che intanto lo inquadrano e lo intervistano, si riconoscono Diego Bianchi “Zoro”, Gabriele Paolini e gli inviati dei maggior talk-show politici. «Vogliono calpestare la nostra dignità, abbiamo dovuto protestare per guadagnare un po` d`ombra. Sono stato maltrattato, vergogna! Sono stato candidato, sono un rappresentante istituzionale del Pd, ne ho più diritto di altri ad entrare! Siamo partiti di notte per venire qua». Applausi, poi il tono un po` si stempera quando Sassoli chiede a Manoccio «cos`è successo?» e lui: «Insolazione di massa…».
La security – si legge nel pezzo con cui la testata diretta da Lucia Annunziata ha commentato il video – aveva ordini precisi: tenere lontani gli attivisti dai lavori che devono eleggere il “traghettatore” Guglielmo Epifani. «Ne parte un alterco abbastanza animato tra Manoccio e la security. “Sfondiamo!”, grida il povero sindaco indicando la transenna di plastica gialla. Paola Concia e David Sassoli si occupano della mediazione: due di loro vengono ammessi in assemblea per leggere il loro documento che chiede un “reset” della classe dirigente, l’anticipo del congresso e soprattutto un congresso “con primarie aperte a tutti”. Era quello che chiedevano da stamattina. “Si poteva far prima e senza lasciarci cuocere al sole”, conclude Manoccio».
Una platea nazionale – non certo cercata – per il sanguigno Giovanni. (0070)
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