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"Falsa politica", tutti a processo

REGGIO CALABRIA Dovranno tutti affrontare il processo i tredici indagati di “Falsa politica”, il procedimento scaturito dall’operazione messa a segno dalla Dda di Reggio Calabria e che ha fatto sca…

Pubblicato il: 14/05/2013 – 19:27
"Falsa politica", tutti a processo

REGGIO CALABRIA Dovranno tutti affrontare il processo i tredici indagati di “Falsa politica”, il procedimento scaturito dall’operazione messa a segno dalla Dda di Reggio Calabria e che ha fatto scattare le manette non solo per soggetti ritenuti organici alla cosca Commisso di Siderno, ma anche per i volti noti della classe politica che ha costruito le proprie fortune nella Locride. E se uniti – o almeno questo ha ipotizzato la Dda reggina – lo erano nel chiedere la benedizione al clan Commisso prima di tentare la scalata politica, divisi marciano nella scelta di rito.
Optano per l’ordinario tre dei cinque politici coinvolti, l`ex consigliere regionale Cosimo Cherubino, Antonio Commisso, consigliere di comunale di Siderno durante l`amministrazione Figliomeni e Domenico Commisso, nipote del “Mastro” e consigliere comunale della maggioranza che sosteneva il successore di Figliomeni, Riccardo Ritorto. Insieme a loro, scelgono il procedimento ordinario Rocco Commisso, figlio del Mastro, Damiano Rocco Tavernese, Rocco Tavernese e Giovanni Verbeni.
Hanno optato invece per il rito abbreviato l`ex assessore provinciale di Reggio, Rocco Agrippo, il consigliere comunale di Siderno Giuseppe Tavernesee  Cosimo Figliomeni, nipote dell’ex sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni arrestato nell’ambito dell’operazione “Recupero-bene comune”. Insieme a loro si sottoporranno al giudizio del tribunale collegiale Salvatore Commisso, Pietro Futia e Pasquale Romanello.
Per il pm Antonio De Bernardo che ha diretto l’indagine e sosterrà l’accusa in dibattimento sono tutti coinvolti in quel sistema che ha preso in ostaggio l’amministrazione pubblica di Siderno e l’ha resa schiava dei voleri del clan. Le `ndrine – ha svelato l`inchiesta della Dda reggina, che completa ma non conclude il filone investigativo sul quale sono state tessute indagini come “Il crimine”, “Recupero-bene comune” e “Locri è unita” – erano arrivate fino ai gangli della vita politica del paese della Locride.  
A determinare i destini di un’itera comunità era infatti il clan Commisso, la cui benedizione era necessaria per tentare la scalata in politica. Per questo, politici di ogni colore si presentavano con il cappello dal  boss Giuseppe Commisso, “U mastru”  che da dietro il bancone della sua lavanderia Apegreen dispensava buoni consigli e ricordava le regole che nessuno poteva permettersi il lusso di infrangere. Tutte conversazioni registrate e analizzate dagli investigatori e destinate a pesare su un procedimento che si candida ad essere prima di tutto una fotografia impietosa della politica e della società della Locride e non solo. Cosimo Cherubino – ha svelato infatti l’inchiesta – era l’uomo che i clan avevano scelto come proprio rappresentante in consiglio regionale. (0090)

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