LAMEZIA TERME L`incontro è in agenda per lunedì a Roma a largo del Nazareno. Sarà in quella sede che il commissario del Pd Alfredo D`Attorre e il segretario Guglielmo Epifani prenderanno una decisione definitiva sulla celebrazione del congresso regionale. Previsioni? Impossibile farne. Certo è che Epifani aveva chiesto per il via libera all`assise la «più ampia condivisione». E di unanimità, almeno fino a questo momento, non c`è nemmeno l`ombra.
Le divisioni interne al Pd calabrese sono tutte venute fuori nel corso della direzione regionale di oggi a Lamezia Terme. L`era del dopo-D`Attorre (il commissario ha ribadito ancora una volta di volere lasciare l`incarico) sembra approssimarsi, ma i discorsi che oggi aleggiavano nella sala del “parlamentino” del Pd calabrese non oltrepassavano quella soglia. Alla fine dei lavori, Franco Laratta, la butta giù così: «Non possiamo intendere il congresso come una pratica burocratica da chiudere frettolosamente senza sapere il modello di partito da costruire».
L`esponente dell`area Franceschini ha sviscerato lo stesso concetto anche a porte chiuse, trovando il consenso di un battitore libero come il giovane Salvatore Scalzo, dei renziani di Ernesto Magorno, Gianluca Callipo e Naccari Carlizzi, dei lettiani di Mario Maiolo, dei mariniani di Nicodemo Oliverio e dei fiorionani di Stefania Covello e Mario Pirillo. Proprio l`europarlamentare è stato il protagonista di un violento scontro verbale con Nicola Adamo. Con quest`ultimo a tuonare contro Pirillo: «Proprio tu parli di rinvio dei congressi? Tu non hai sostento il Pd alle ultime elezioni e hai fatto votare Pietro Fuda e Centro democratico». Ne è nato un botta e risposta abbastanza colorito, terminato solo grazie all`intervento pacificatore di Mario Oliverio.
Il presidente della Provincia di Cosenza è il capofila (assieme ai vari Adamo, Guccione, Censore, Bruno Bossio, Stumpo e Romeo) della corrente che spinge per la celebrazione dei congressi secondo il calendario approvato nelle scorse settimane dalla stessa direzione del partito. In mezzo a questi due fronti ci sono gli altri come il bindiano Demetrio Battaglia, preoccupato per lo «stato comatoso» in cui versa il partito ma al tempo stesso «consapevole» che «non è il massimo» affrontare una stagione congressuale proprio mentre ci si appresta ad aprirne un`altra a livello nazionale.
Ancora più criptica la posizione del capogruppo in consiglio regionale Sandro Principe, preoccupato più che altro per i risvolti che potrebbe prendere il “caso Rende”. Dallo storico leader della città del Campagnano sarebbero state espresse una serie di perplessità sulla «poca compattezza» dimostrata dal partito nel difendere un «esempio di buona amministrazione». Quanto ai congressi, Principe ha ribadito di non avere nulla in contrario alla loro celebrazione pur evidenziando un certo disagio nello stare in un Pd «in cui stento a riconoscermi». E in cui forse stentano a riconoscersi anche le centinaia di militanti che avevano scelto il Pd come loro casa politica.
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