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Violenze, milioni e illegalità Le mani delle cosche sulla logistica

Un sindacalista quasi ammazzato di botte nel 2006, un settore che, secondo il pm milanese Mario Venditti, «ha dei connotati si scarsa legalità». E poi intimidazioni, cooperative anomale e metodi su…

Pubblicato il: 21/05/2013 – 16:00
Violenze, milioni e illegalità Le mani delle cosche sulla logistica

Un sindacalista quasi ammazzato di botte nel 2006, un settore che, secondo il pm milanese Mario Venditti, «ha dei connotati si scarsa legalità». E poi intimidazioni, cooperative anomale e metodi sui generis per placare le proteste di chi chiede diritti. È il settore della logistica: in ascesa, fonte di ricchi affari e, per questo, gradito alle cosche calabresi trapiantate in Lombardia.
La storia del sindacalista Nicola Paduano è finita con la faccia tumefatta, la testa spaccata e una gamba fratturata. C`è una violenza disumana in quell`aggressione, preparata perché «qui ci sta creando dei grossi problemi… sta movimentando altra gente». Un affronto insopportabile per gli imprenditori che gestiscono la cooperativa “Service Time”, che gestisce le attività di facchinaggio interne al magazzino. La coop è diretta da Marcello Paparo, origini crotonesi ma trapiantato nel profondo nord. Paparo è accusato di essere vicino alle cosche degli Arena e dei Nicoscia; verrà arrestato nel 2009 nell`operazione “Isola” della Dda di Milano. L`inchiesta mostra l`infiltrazione della `ndrangheta nel comparto logistico, oggetto di un approfondimento su Repubblica.it. E nasce quasi per caso, seguendo il filo rosso che lega gli affari lombardi al sangue calabrese. Lo dice lo stesso pm antimafia: «Le indagini nascono in Calabria con l`omicidio di Carmine Arena», ucciso con un colpo di bazooka sparato contro l`auto blindata che lo stava riportando a casa. Un delitto senza colpevoli (i quattro imputati sono stati assolti nel novembre 2012) che mette gli investigatori sulle piste dei clan della logistica. Poco dopo l`omicidio, infatti, l`automobile di uno dei fratelli Paparo viene crivellata di colpi. La strada porta gli inquirenti alla scoperta che il clan Paparo gestisce una serie di coop di facchinaggio riunite in un consorzio, Ytaka, con il quale Marcello aveva deciso di allargare il suo bacino di affari. Vuole prendersi tutto: oltre al magazzino Sma di Segrate ha messo gli occhi sull`appalto per il deposito Esselunga di Biandrate, dalle parti di Novara. In gioco ci sono 34 milioni di euro. Inizia il solito campionario di intimidazioni nei confronti di una società, la Rad, che i Paparo vorrebbero inglobare nel consorzio: gambizzazioni, ferimenti accidentali (colpa di uno scambio di persona), violenze. Alcuni degli episodi restano oscuri, anche dopo anni di indagini, ma gli interessi sono chiarissimi.
Se ne accorge anche un gruppo di facchini che si era rivolto al giudice del lavoro. Ancora Venditti: «Si sono visti bruciare le auto fuori dai magazzini: dieci auto in una volta sola». A volte si usano metodi più sottili: «Una volta è arrivata ai carabinieri una denuncia anonima relativa all`automobile di un lavoratore che protestava, all`interno della quale è stato trovato un certo quantitativo di cocaina. La denuncia, con cui si voleva incastrare il lavoratore, ovviamente è stata archiviata».
Anche un`altra operazione antimafia, “Redux-Caposaldo”, ha messo in evidenza il livello di infiltrazioni nella logistica. L`obiettivo dell`inchiesta era la Tnt: il servizio di recapito dei pacchi era appaltato a cooperative legate al clan Flachi. Cepi, Alma Autotrasporti, Edilscavi, MFM Group e altre erano utilizzate come corrieri in Lombardia, con fatturati di milioni di euro all`anno; il tutto, secondo le accuse, con l`appoggio di uomini di fiducia interni alla Tnt (operativi come dirigenti già alla fine degli anni Novanta) e persino di un ufficiale dei carabinieri in congedo. (0020)

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