REGGIO CALABRIA Nuovo pesante stop per la Regione Calabria. Il Consiglio dei ministri, al termine della riunione di oggi, ha deciso di impugnare la legge regionale 12/2013, che puntava a stabilizzare i circa mille lavoratori a tempo determinato della sanità calabrese. La norma era stata approvata dal consiglio regionale lo scorso 18 marzo con i voti del centrodestra e di Rosario Mirabelli del gruppo Misto. Il resto delle opposizioni si era astenuto avanzando, già in quella sede, perplessità sui possibili rilievi che il governo prima e la Consulta poi avrebbero potrebbe avanzare.
Secondo quanto deciso dal pool di esperti giuridici che affianca il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio, il testo normativo va impugnato «in quanto contiene alcune disposizioni in contrasto con i principi statali in materia di coordinamento della finanza pubblica e, pertanto, viola l`articolo 117, terzo comma, della Costituzione». Sotto la scure di Palazzo Chigi è finito l`articolo 1 laddove dispone la stabilizzazione da parte delle Aziende sanitarie e ospedaliere regionali del personale con rapporto di lavoro a tempo determinato che abbia i requisiti stabiliti dalla stesso comma 1, nonché dai successivi commi 2 e 3. «Tali disposizioni – si legge nella delibera di impugnativa del governo – che trasformano rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti di lavoro di ruolo a tempo indeterminato in costanza di Piano di rientro dal disavanzo sanitario, sono censurabili sotto vari aspetti. Inoltre, sotto un profilo più generale, le disposizioni regionali in questione, prevedendo procedure selettive totalmente riservate al personale interno, contrastano con l’articolo 35, comma 3-bis del decreto legislativo 165/2001 (inserito dall’articolo 1, comma 401, legge 24 dicembre 2012, n. 228) – secondo il quale nelle procedure di reclutamento mediante concorso pubblico la riserva dei posti disponibili per il personale interno con contratto di lavoro a tempo determinato può avvenire solo entro limiti determinati. Si ravvisa, pertanto, anche la violazione del principio del pubblico concorso, di cui agli articoli 3 e 97 della Costituzione. nonché il contrasto con la legislazione statale vigente in materia e con la normativa contrattuale relativa al comparto degli enti del sistema sanitario nazionale».
In ogni caso, la decisione del governo suona come una bocciatura piena per il senatore del Pdl Tonino Gentile, colui che più di tutti si era esposto sulla validità della norma tanto da arrivare a dichiarare di essere «certo» che dal governo nazionale sarebbe arrivato il via libera. «Questa legge rispetta il coordinamento della spesa pubblica – spiegava Gentile a poche ore dall`approvazione in consiglio regionale – e rappresenta una prima soluzione per il precariato, chiude le finestre al 31 dicembre del 2008 e prevede il concorso come prova obbligatoria per chi abbia i requisiti: ricalca la 296 e la 244 ed è perfettamente costituzionale».
Così evidentemente non è andata e ora per il centrodestra calabrese (in primis per il governatore Peppe Scopelliti) si tratta di un problema di non poco conto con cui doversi misurare. Così come a niente sono servite nemmeno la rassicurazioni (dello stesso Gentile ma anche dell`ex presidente della commissione Sanità Nazzareno Salerno) sull`inserimento, nel testo finale approvato dal Consiglio, delle prescrizioni arrivate dai tecnici dell`ufficio legislativo di Palazzo Campanella.
x
x