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Unical, Cersosimo si candida: «Ci vuole una missione in più»

COSENZA La grammatica delle aspettative, come la chiama Domenico Cersosimo che ha appena annunciato la sua candidatura al rettorato, è fatta di cose reali e non di sogni. Punti programmatici precis…

Pubblicato il: 30/05/2013 – 15:07
Unical, Cersosimo si candida: «Ci vuole una missione in più»

COSENZA La grammatica delle aspettative, come la chiama Domenico Cersosimo che ha appena annunciato la sua candidatura al rettorato, è fatta di cose reali e non di sogni. Punti programmatici precisi, assunzioni di responsabilità in termini di realizzazione e di tempi e soprattutto una visione dell’ateneo che deve essere «città universitaria, non una città con una università».
Una compenetrazione delle due realtà, quella urbana e il mondo della ricerca, dove l’università gioca un ruolo da coprotagonista nelle scelte e nel governo dei mutamenti. Del resto Cersosimo avvisa che il compito dell’università che lui immagina «non è solo quello di sfornare laureati, ma soprattutto cittadini, non solo buoni ingegneri, ma anche protagonisti di come cambia una città». Obiettivi precisi, abbassare la percentuale degli studenti che abbandonano i corsi, impegnando i docenti più bravi nel primo anno, costruire semestri accattivanti in grado di conquistare e non disperdere.
«Potremmo diminuire il numero di quanti abbandonano i corsi e portarlo alle quote fisiologiche delle altre università entro il 2016», annuncia Cersosimo, che prosegue immaginando un campus «senza macchine entro il 2020, una realtà di mobilità pubblica sostenibile».  Si tratta solo di alcuni dei progetti su cui  il candidato al Rettorato intende costruire il suo programma, la cui origine deve essere cercata nella sua gran parte nei frequenti confronti avviati all’interno del think – tank Uni 2020. È lì dentro che Cersosimo, e quanti lo sosterranno nella battaglia che è appena iniziata, hanno individuato le cose da fare, le emergenze, fatto nascere i progetti sui quali dare vita a un nuovo corso, che deve trovare una sua assoluta specificità. «Rende non è Modena, la Calabria non è l’Emilia Romagna – spiega l’economista – per questo da noi una università deve avere una missione in più, che va oltre il produrre laureati, ma creare senso di cittadinanza, fare dell’ateneo un presidio». Un ruolo che sarebbe più facile da affrontare se non fossimo assediati dalla crisi, per questo oggi la sfida consiste «non nel fare di più, ma nel fare meglio, puntando alla qualità e non più alla quantità, per cui la produttività di ogni euro oggi deve essere maggiore».  
Intanto, da subito, è partita la sfida, cui Cersosimo dice di aver aderito quasi per una sua «naturale vocazione alla mischia e all’impegno». Ma c’è anche una ragione più politica e meno caratteriale nella sua scelta ed è quella di avere gli strumenti per realizzare un progetto cresciuto durante le discussioni che si sono svolte all’interno dei dipartimenti e tra i protagonisti della didattica, con la convinzione che «l’università non è un corpo a parte, separato dal territorio nel quale ha le sue radici, per questo deve diventare fattore propulsivo proprio grazie alle risorse che può mettere in campo». (0010)

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