Adiconsum: Calabria "vessata" dalle compagnie energetiche

CATANZARO La Calabria diviene sempre più terra di conquista per le compagnie energetiche nazionali. Crescerebbe, infatti, il numero di reclami di utenti della nostra regione “vessati” da comportamenti scorretti da parte delle società energetiche. È quanto sostiene in una nota Adiconsum regionale. Tra i maggiori reclami raccolti dall`associazione di consumatori ci sarebbero un aumento delle doppie fatturazioni, fatturazioni di consumi superiori a quelli reali, vendite porta a porta esercitate in maniera scorretta.
Un comportamento che si somma anche alla richieste sempre in crescita da parte delle famiglie calabresi di rateizzazione delle fatture di energia elettrica e gas. Aspetti che, secondo il presidente di Adiconsum Carlo Barletta, sarebbero «due facce della stessa medaglia. Da una parte – denuncia – alcune società che operano nel libero mercato dell’energia elettrica, che procedono ad acquisire clientela con metodi e modi a dir poco non ortodossi che contribuiscono ad aumentare il fenomeno dei contratti cosiddetti pirata, dove emergono chiare strategie di raggiri e comportamenti fraudolenti soprattutto a danno di anziani e soggetti con scarsa scolarità. Dall’altra l’estrema difficoltà (ben fotografata peraltro dal recente rapporto Istat) derivante dalla attuale situazione di depressione economico-sociale che colpisce una buona fetta delle famiglie calabresi in special modo quelle monoreddito, con pensioni minime o percettori di strumenti di sostegno al reddito, le quali hanno già dovuto subire con l’inizio del 2013  una serie di aumenti dei prezzi e delle tariffe, che hanno messo a dura prova i già esigui bilanci familiari».
Per questo l`associazione di consumatori suggerisce ai calabresi di diffidare dalle offerte porta a porta e di riflettere prima di sottoscrivere qualsiasi contratto soprattutto via telefono. Mentre per aiutare le famiglie in difficoltà Adiconsum rilancia la proposta di costituire specifici fondi di solidarietà. Strumenti che potrebbero essere «alimentati – spiega – da una destinazione diversa dei crediti inesigibili delle aziende e da contributi minimi da parte dei consumatori (basterebbero ad esempio pochi centesimi a bolletta) per creare fondi capaci di intervenire a favore delle famiglie in stato di bisogno». (0090)