REGGIO CALABRIA Il viaggio alla scoperta delle incompatibilità dei manager della sanità calabrese si annuncia ancora molto lungo. A mettere in luce molti altri potenziali conflitti d’interessi potrebbe essere il decreto legislativo 39 del 2013, quello – per intenderci – che stabilisce nuove disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi nelle pubbliche amministrazioni. Lo scorso aprile il consigliere del Pd Demetrio Naccari Carlizzi aveva presentato un’interrogazione per sapere se i direttori generali, sanitari e amministrativi di Asp e Ao calabresi possiedano o meno i requisiti e i titoli richiesti per le relative nomine o se esistano “controindicazioni” di sorta in relazione al ruolo pubblico rivestito.
L’ex sindaco di Reggio Calabria non si è però limitato a questo: quella interrogazione consiliare è stata infatti successivamente integrata con i riferimenti alle norme contenute nel nuovo decreto. Spetterà al governatore Peppe Scopelliti e alla giunta spiegare alcune anomalie che, ormai da tempo, sembrano interessare quasi tutte le Aziende sanitarie e ospedaliere della regione.
Il nuovo decreto allarga – e di molto – il range dei manager in potenziale conflitto d’interessi. Uno di questi potrebbe essere il direttore generale degli ospedali “Riuniti” di Reggio, Carmelo Bellinvia, i cui figli – come rivelato dal Corriere della Calabria – detengono quote nel Centro di risonanza magnetica della città dello Stretto. Bellinvia aveva ceduto le sue partecipazioni prima di assumere l’incarico nell’azienda reggina, ma alla luce delle nuove disposizioni nazionali la sua posizione potrebbe presentare comunque qualche criticità di troppo. E di certo alcune mosse del dg non aiutano a diradare tutte le ombre.
Ma l’interrogazione di Naccari rischia di riguardare da vicino soprattutto il direttore generale dell`Asp 5, Rosanna Squillacioti. Ex dirigente della Regione Calabria, la manager aveva chiesto e ottenuto il prepensionamento con decorrenza a partire dall`1 ottobre 2012. Ma la legge regionale che regola l`esodo dei dipendenti (la 34 del 2010) stabilisce vincoli precisi: «A coloro che beneficiano della presente legge è fatto divieto assoluto di instaurare rapporti di lavoro o stipulare contratti per il conferimento di incarichi di consulenza, collaborazione, studio e ricerca, a qualunque titolo, con la Regione e con gli enti, aziende e società regionali, per i cinque anni successivi alla risoluzione del rapporto di lavoro».
La Squillacioti ha invece continuato a mantenere il suo incarico, convinta – come ha ribadito più volte, confortata anche dal parere dei suoi consulenti – che il mantenimento dell’incarico ai vertici dell’Asp sia del tutto legittimo.
Nel frattempo, dopo la prima interrogazione di Naccari Carlizzi, il dipartimento Salute della Regione, il 16 maggio scorso, ha comunicato di aver avviato la ricognizione sulle possibili incompatibilità dei manager – sanitari e amministrativi – delle Aziende regionali. «Con riferimento all’interrogazione in oggetto – scrivono il dg Antonio Orlando e il dirigente Bruno Zito – si rappresenta che, al fine di fornire riscontro alla stessa, si è reso necessario chiedere alle Aziende del Ssr (Servizio sanitario regionale, ndr) di voler relazionare in merito ai quesiti posti dall’interrogante, atteso che i procedimenti di nomina dei direttori sanitari e amministrativi afferiscono ai poteri di gestione del direttore generale dell’Azienda».
Significa che – fatta salva la discrezionalità delle nomine, che spettano comunque ai dg – il dipartimento regionale non sa se i manager che operano nella sanità calabrese abbiano i requisiti necessari per svolgere il loro ruolo. (0020)
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