CROTONE Oltre 250 agenti di polizia questa mattina hanno dato esecuzione all`operazione “Old family”. In manette sono finiti 35 presunti affiliati alla cosca Vrenna-Ciampà-Bonaventura ora “federata” con i Megna di Papanice. Nel provvedimento di fermo, firmato dal procuratore aggiunto Giuseppe Bombardieri e dal sostituto Pierpaolo Bruni, vengono contestate le accuse di associazione mafiosa dedita alle estorsioni, al controllo degli appalti pubblici e al traffico di sostanze stupefacenti.
IL NUOVO ORGANIGRAMMA I tre anni di indagini hanno consentito di ricostruire il nuovo gruppo che vede alleati il clan storico di Crotone Vrenna-Ciampà-Bonaventura con i Megna di Papanice sotto l`egida delle famiglie Grande Aracri di Cutro e Farao Marincola di Cirò. Sono emersi, inoltre, stabili collegamenti con la cosca dei Morabito di Reggio Calabria. A guidare l`associazione vi sarebbe stato Gaetano Ciampà, il quale dal momento del sua scarcerazione avvenuta nel mese di aprile 2011, ha di fatto progressivamente assunto il controllo della cosca di ‘ndrangheta. L’attività tecnica degli inquirenti ha consentito di delineare anche il ruolo verticistico rivestito da Egidio Cazzato all’interno della consorteria criminale, nonché di identificare i nuovi accoliti e fiancheggiatori e ricostruire gli attuali rapporti e accordi con la cosca confederata Megna di Papanice, in particolare con Alfonso Carvelli e Orlando Genovese, esponenti autorevoli di questa consorteria, con la quale è stata anche realizzata una “cassa comune” dove far confluire tutti i proventi delle attività illecite, specie delle estorsioni operate sulla città di Crotone, che vengono divisi in cinque parti.
GLI AFFARI L’indagine ha disvelato anche gli interessi della cosca nel business dell`energia “verde”. Gli investigatori della Mobile hanno ricostruito il progetto degli affiliati di realizzare un parco eolico a Capocolonna, su di un terreno acquistato da un insospettabile e incensurato imprenditore risultato compartecipe, unitamente al figlio, nell’associazione mafiosa. L’ulteriore interesse della cosca sempre nel settore dell’energia eolica e delle attività imprenditoriali a essa collaterali si è concretizzata nel controllo dell’attività di trasporto dei componenti delle pale eoliche scaricati e stoccati in una zona del porto di Crotone. Con pesanti atti intimidatori il clan ha tentato di favorire alcune imprese a discapito di altre, in cambio del versamento di somme di denaro, anche imponendo assunzioni di soggetti vicini alla cosca all’interno dell’area portuale e nell’effettuazione dei servizi di scorta dei trasporti eccezionali da parte. La cosca si sarebbe interessata anche ai lavori di bonifica dai rifiuti tossici dell’ex area industriale di Crotone. Mentre il boss Ciampà avrebbe tentato di inserirsi nell’appalto, dal valore di 11 milioni di euro, per la messa in sicurezza della statale 106, delle relative assunzioni di personale e delle ditte da impiegare nei subappalti. Emerge poi l`asfissiante morsa cui erano sottoposti molti imprenditori e commercianti crotonesi. Diversi gli episodi estorsivi ricostruiti dalla Dda con il classico repertorio di avvertimenti con benzina e cartucce, per passare agli incendi e danneggiamenti con colpi d’arma da fuoco. La cosca sarebbe riuscita anche a condizionare l`attività amministrativa dell’Asp di Crotone e segnatamente dell’ospedale di Crotone e del servizio 118. In proposito sono stati intercettati diversi “pizzini” inviati dal boss Nicolino Grande Aracri a Ciampà per la risoluzione di questioni relative all’imposizione di alcune assunzioni, di cui una inerente la riassegnazione di un medico al Servizio 118 del locale nosocomio.
Il clan, infine, gestiva, in regime di monopolio lo spaccio di stupefacenti nel capoluogo. Cocaina e marijuana venivano vendute a ogni ora nel quartiere “Gesù”. Droga che secondo le risultanze investigative giungeva direttamente dal Reggino e in particolare dalla famiglia Morabito. (0080)
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