«Se un`altra volta scappi ti ammazziamo e ti buttiamo a mare». Minacce come questa facevano da corollario a continue violenze cui era sottoposta una ragazza dell`Est Europa di appena 19 anni. Oggi il gup del tribunale di Catanzaro Abigail Mellace ha rinviato a giudizio i suoi aguzzini, tre bulgari accusati di sequestro di persona e riduzione in schiavitù. Nel processo, che inizierà il 17 luglio, saranno imputati Todorov Dilo Dilov, la moglie Hristova Maryiana Dilova e Iliyan Naydenov. Stralciata invece la posizione di una minore.
I tre segregarono nella loro abitazione a Isola Capo Rizzuto la diciannovenne e la costrinsero a prostituirsi. I capi di imputazione raccontano l`orrore cui era costretta la giovane. Nel giugno del 2012 i tre picchiarono selvaggiamente la ragazza tanto da procurarle «un`emorragia dell`utero e un aborto contro la sua volontà». Ma non solo. «Dopo averle procurato l`aborto – secondo l`accusa – costringevano la diciannovenne a prostituirsi per quattro giorni nonostante i forti dolori al fine di procurarsi l`ingiusto profitto del compenso dato dai clienti per le prestazioni sessuali».
La giovane era riuscita a fuggire e a trovare ospitalità a casa di una connazionale. Gli imputati, però, una volta rintracciata l`avrebbero prima picchiata con una mazza di legno e poi tenuta legata per tre giorni «minacciandola che l`avrebbero ammazzata se fosse scappata nuovamente».
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