COSENZA C’è una città che attende risposte sul governo delle sue emergenze e c’è un`amministrazione che si sottrae pavidamente, troppo impegnata nel trovare la soluzione delle lacerazioni al suo interno. È per questo che il consiglio comunale di oggi, convocato dopo il fallimento della seduta della scorsa settimana, è andato deserto e rimandato ancora. Una conclusione repentina quella della riunione convocata nel primo pomeriggio, quando in aula erano presenti solo sette consiglieri: Marco Ambrogio, Enzo Paolini, Giovanni Cipparrone, Roberto Sacco, Luigi Formoso, Roberto Bartolomeo e Massimo Lo Gullo. Erano in attesa che giungessero gli altri consiglieri, con il consueto fisiologico ritardo, quando alle 16 e 35 nell’aula si è presentato il presidente del consiglio Luca Morrone, che risolutamente ha chiamato l’appello per verificare la non validità della seduta e rimandare l’assemblea. Una scelta che ha stupito tutti, visto che nella mezz’ora successiva alcuni altri consiglieri alla spicciolata entravano in Comune.
C’era fretta di mandare fallita la seduta, di non correre il rischio che per qualche ragione si raggiungesse il numero legale e dunque conclamare l’incapacità da parte della maggioranza e dell’amministrazione di uscire dall’impasse in cui si è precipitati dopo il duello mortale cominciato e concluso tra l’ex vicesindaco Katya Gentile e il sindaco Occhiuto.
La ferita non è sanata, né le mediazioni avviate sembrano aver sortito alcun effetto. In realtà la parola attesa e risolutrice dovrebbe venire da Scopelliti, il solo con in mano le carte necessarie per chiudere questa partita e trovare la mediazione in grado di aggiustare le cose nella casa del centrodestra cosentino. Ma evidentemente anche lui non trova la formula magica, o forse non ne ha avuto tempo, lasciando Cosenza sospesa, con una giunta in frantumi e pericolante e sostanzialmente senza governo. «Finché non troviamo la soluzione il Consiglio non si fa», pare abbia detto a denti stretti un membro della maggioranza divisa, segno di come l’assise comunale resti ostaggio delle fibrillazioni interne a chi governa la città, causando un grave limite per la democrazia e il confronto.
Intanto anche Sel e il Pse si affrettano a fugare dubbi e speranze. In un documento firmato da Giuseppe Mazzuca, capogruppo Pse al comune, e Mario Melfi, coordinatore provinciale di Sel, si afferma che «il gruppo di Sinistra ecologia e libertà della città bruzia non sarà utile stampella dell’attuale maggioranza e continuerà a esercitare il ruolo di opposizione». Fuori dal Comune restavano un certo numero di cittadini e qualche poliziotto, mentre mancava all’appello il coraggio della politica. (0020)
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