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Se Cosenza finge di essere normale

COSENZA Se all’improvviso e con la più grande urgenza il sindaco convoca una conferenza stampa appena prima di pranzo, nel pieno di una crisi politica senza precedenti nel corso di questa amministr…

Pubblicato il: 11/06/2013 – 19:20
Se Cosenza finge di essere normale

COSENZA Se all’improvviso e con la più grande urgenza il sindaco convoca una conferenza stampa appena prima di pranzo, nel pieno di una crisi politica senza precedenti nel corso di questa amministrazione, ci si può aspettare di tutto. Per esempio l’annuncio dell’atteso rimpasto della giunta, oppure una dichiarazione sullo stato delle cose, perfino la minaccia di dimissioni. E invece Occhiuto stempera subito le attese dei cronisti avvisando che «il sindaco non si dimette, non è Schettino che lascia la nave», ma che «l’hotel Jolly sarà abbattuto». E uno stupore irreale irrompe nel salone di rappresentanza di palazzo dei Bruzi.  
Dietro il primo cittadino scorrono le slide del progetto che riguarda il museo di Alarico, maestosa opera che prenderà il posto di quel parallelepipedo di  cemento che ora è sede dell’Aterp. Una struttura sopraelevata, fatta di aiuole e percorribile dai cittadini, sotto la quale si svilupperà il museo, praticamente sulla confluenza dei due fiumi, le cui sponde saranno bonificate e valorizzate, anche grazie a «piste ciclabili che saranno la prosecuzione di quelle che partiranno da piazza Loreto e attraverseranno tutto il centro».
Sembra una città normale e invece è Cosenza, dove il sindaco si dilania con il suo vice e lo licenzia e poco dopo perde un assessore, dove la polveriera delle coop di tipo B esplode e il quadro che ne emerge è quello  di una politica pavida e ostaggio di certi personaggi. Dove la resa dei conti tra due delle famiglie che hanno rappresentato scelte politiche importanti per la città e la Regione è giunta all’atto finale, mentre ogni mediazione pare impossibile, dove i consigli comunali vanno deserti perché il centrodestra non trova la pace tra i suoi leder.
Eppure, in questo clima da fine impero ecco uscire dal cilindro un progetto, quasi a rappresentare una normalità che manca da un pezzo. Sette milioni di finanziamento, dei quali due milioni e 250 mila andranno all’Aterp per l’acquisito del Jolly e gli altri per la sua demolizione e successiva costruzione del museo di Alarico. La struttura sarà trasferita al comune entro sei mesi, appena firmato il protocollo di intesa con l’Aterp, poi partiranno i lavori, suddivisi in due appalti separati, uno per la demolizione e la bonifica dell’area, l’altro per la realizzazione del nuovo progetto. «Pensiamo al futuro di questa città, con una idea che sarà un’opera di grande architettura contemporanea», dice sicuro Occhiuto, il quale deve tuttavia percepire che attorno a lui non tutto sta andando per il verso giusto e che la città attende insofferente risposte a bisogni perfino banali, come la raccolta della spazzatura, la gestione puntuale dei servizi cimiteriali, mentre la politica latita, troppo imprigionata dentro logiche che sono spartitorie e legate ai destini di famiglie che contano. «Il dibattito politico in corso in questi giorni non ci appassiona più di tanto», dice il sindaco  provando a volare alto allontanandosi dalla mischia che invece lo vede coinvolto e conclude: «Noi pensiamo a realizzare i progetti».
C’è qualcosa di surreale in tutto ciò, nell’impeto progettuale di un sindaco al momento in mezzo a una bufera, la cui giunta e la cui maggioranza non possono governare perché dai generali non giungono ordini univoci alle truppe e che presenta progetti per dimostrare che ogni cosa va bene, tradendo invece che quello dei progetti è il core business di questa amministrazione. Alla fine la promessa: «Di sera la grande struttura che ospiterà il museo di Alarico  sarà molto illuminata». E su questo non c’erano dubbi. (0020)

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