REGGIO CALABRIA È perfettamente bipartisan “l’assoluta serenità” ostentata dai consiglieri regionali indagati nell’inchiesta “Rimborsopoli”, che ha fatto luce sulla presunta allegra gestione dei fondi destinati ai gruppi regionali, al termine degli interrogatori cui li stanno sottoponendo il procuratore aggiunto, Ottavio Sferlazza, e il pm Matteo Centini. Dopo l’assessore regionale Fedele e il capogruppo del Pdl a Palazzo Campanella, Giampaolo Chiappetta, è toccato oggi a Nino De Gaetano, oggi al Pd, ma in passato capogruppo della Federazione della Sinistra in Regione, rispondere alle domande dei magistrati. «L’interrogatorio è andato bene, abbiamo chiarito tutto senza lasciare alcun margine di ambiguità», ha detto De Gaetano, uscendo dalla stanza del procuratore aggiunto, accompagnato dai suoi legali, gli avvocati Antonio Russo e Antonio Speziale, del foro di Locri, e l’avvocato Giovanni Nicosia, del foro reggino. «Abbiamo chiarito che tutte le spese che ci vengono contestate sono state fatte secondo le regole e nel puro interesse del partito», ha detto il consigliere, evitando di rivelare dettagli «per rispetto alle indagini che tuttora sono in corso». Inchieste che – sottolinea De Gaetano – «è un bene che vengano fatte, noi siamo assolutamente sereni». Sugli altri gruppi e gli altri consiglieri – si lascia strappare – preferisce non pronunciarsi, sottolineando: «Io posso rispondere solo del mio operato». E sono ancora tanti i capigruppo ed ex capigruppo che nelle prossime settimane dovranno rispondere alle domande di Sferlazza e Centini, che da mesi stanno passando ai raggi X i bilanci presentati nel corso degli anni dai partiti che si sono avvicendati in Consiglio regionale. Di fronte ai pm, da qui a luglio dovranno presentarsi il neosenatore Giovanni Bilardi (Scopelliti presidente), transitato lo scorso febbraio da Palazzo Campanella al Parlamento, gli assessori regionali Alfonso Dattolo (Udc) e Pino Gentile (Pdl), il sottosegretario Alberto Sarra (Pdl) e i consiglieri Agazio Loiero (Autonomia e diritti), Giulio Serra (Insieme per la Calabria), Giuseppe Bova (misto), Sandro Principe (Pd), Vincenzo Antonio Ciconte (ex Progetto democratico), Emilio De Masi (Idv), che nelle scorse settimane sono stati tutti raggiunti da avviso di garanzia. Ai magistrati, i tredici politici – oggi indagati per peculato – dovranno spiegare come mai nei bilanci dei gruppi del consiglio regionale della Calabria – lautamente rimborsati dall’Ente – sarebbe finito di tutto: dai detersivi ai “Gratta e vinci”, dalle cartelle esattoriali ai viaggi all’estero, dai tablet alle cartelle esattoriali.
Secondo quanto accertato dalla guardia di finanza infatti, i soldi pubblici, ufficialmente destinati a finanziare le spese istituzionali delle singole formazioni politiche, dal 2010 a oggi sarebbero serviti per pagare consumazioni al bar (è stato chiesto il rimborso anche di un singolo caffè), cene conviviali, telefoni cellulari, tablet, gite alle terme e soggiorni in albergo di persone che con Palazzo Campanella nulla hanno a che fare. Un giro vorticoso di fatture che però non arriverebbe a spiegare dove siano finiti circa mezzo milione di euro di fondi regolarmente iniettati nelle casse delle formazioni politiche, di cui oggi non c`è più traccia e di cui nessun documento contabile certifica l’uscita. «È un quadro squallido e sconfortante, la rappresentazione plastica di come la res publica diventa quasi res privata», commentano dalla Finanza, i cui uomini da tempo hanno palazzo Campanella nel mirino. Il primo blitz – che ha messo in subbuglio le stanze del consiglio regionale e ha fatto salire la tensione alle stelle a più di uno – risale al 5 dicembre scorso. Da allora i militari della Gdf, hanno acquisito i rendiconti dei gruppi per incrociare dati, spese, fatture e scontrini, ma il risultato non sembrerebbe lasciare scampo alle persone coinvolti: in modo assolutamente trasversale fondi pubblici sembrano essere serviti per finanziare spese e piaceri – come nel caso degli spettacoli di lap dance o dei weekend in noti centri di turismo enogastronomico o termale – assolutamente privati. (0050)
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