REGGIO CALABRIA Gli ultimi due sono Sandro Principe e Giovanni Bilardi. Il capogruppo del Pd in consiglio regionale e il senatore di Grande Sud sono stati interrogati ieri dai magistrati di Reggio Calabria nell`ambito dell`inchiesta sui presunti rimborsi gonfiati ai gruppi consiliari alla Regione. A sorpresa, i i pubblici ministeri Ottavio Sferlazza e Matteo Centini, oltre all`esponente del Partito Democratico, hanno convocato al sesto piano del Cedir anche il neosenatore. Bilardi, così come aveva fatto in precedenza Principe, accompagnato dagli avvocati Emanuele Genovese e Giovanna Cusumano, ha deciso di rispondere alle domande dei pm. Dopo Luigi Fedele e Giampaolo Chiappetta (Pdl) e Nino De Gaetano (attualmente del Pd, ma coinvolto per le vicende riguardanti Rifondazione Comunista), con l`audizione di Principe e Bilardi si arriva a sei nel computo dei consiglieri o ex consiglieri ascoltati dalla Procura di Reggio Calabria.
E sono ancora tanti i capigruppo ed ex capigruppo che nelle prossime settimane dovranno rispondere alle domande di Sferlazza e Centini, che da mesi stanno passando ai raggi X i bilanci presentati nel corso degli anni dai partiti che si sono avvicendati in consiglio regionale.
Ai magistrati, i tredici politici – oggi indagati per peculato – dovranno spiegare come mai nei bilanci dei gruppi del consiglio regionale della Calabria – lautamente rimborsati dall’Ente – sarebbe finito di tutto: dai detersivi ai “Gratta e vinci”, dalle cartelle esattoriali ai viaggi all’estero, dai tablet alle cartelle esattoriali. ?Secondo quanto accertato dalla guardia di finanza infatti, i soldi pubblici, ufficialmente destinati a finanziare le spese istituzionali delle singole formazioni politiche, dal 2010 a oggi sarebbero serviti per pagare consumazioni al bar (è stato chiesto il rimborso anche di un singolo caffè), cene conviviali, telefoni cellulari, tablet, gite alle terme e soggiorni in albergo di persone che con Palazzo Campanella nulla hanno a che fare. Un giro vorticoso di fatture che però non arriverebbe a spiegare dove siano finiti circa mezzo milione di euro di fondi regolarmente iniettati nelle casse delle formazioni politiche, di cui oggi non c`è più traccia e di cui nessun documento contabile certifica l’uscita. (0030)
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