REGGIO CALABRIA In Calabria è emergenza giustizia. La pensa in questo modo il presidente della Commissione speciale di vigilanza Aurelio Chizzoniti, che – per mezzo di una lettere inviata al presidente di Palazzo Campanella, Franco Talarico – ha ufficialmente richiesto la convocazione di una seduta del consiglio regionale per discutere dell`argomento. «Considerando anche superficialmente lo status dell`amministrazione della giustizia in Calabria – spiega chizzoniti – ci si accorge, in termini quanto mai evidenti e concreti, come la stessa soffra di inquietanti patologie esplose intramoenia con effetti collaterali devastanti che ne vulnerano impietosamente la credibilità. E così si apprende di magistrati in fuga dal circondario del tribunale di Vibo Valentia, di altri che invocano invano giustizia ai colleghi catanzaresi investiti ex articolo 11 del codice di procedura penale e quindi della incredibile esplosione del caso Pignatone in quel di Reggio Calabria».
Questioni ancora irrisolte e soprattutto inquietanti, sulle quali il consigliere di “Insieme per la Calabria” invoca un`operazione trasparenza anche da parte della massima assemblea elettiva calabrese. «In questo contesto – puntualizza ancora – la politica che molte volte ha immolato esponenti di primo piano sull`altare di acrobatici impianti accusatori concepiti sul baratro dell`assurdo, a mio sommesso e deferente modo di vedere, ha il diritto-dovere di concorrere, nel rispetto dei ruoli, a fare chiarezza al fine di verificare se in questa Regione l`unica “istituzione” che funzioni sia quella mafiosa. Non va sottaciuto, inoltre, come la Procura della Repubblica di Reggio Calabria abbia subito in appena dieci mesi due avocazioni da parte della Procura generale, mentre a Catanzaro analoghe richieste surrogatorie formalizzate da magistrati calunniati, allo stato, sono rimaste vox clamans con contestuale imbarazzante silenzio da parte del Csm (e non solo)».
Sulla scorta di queste premesse, proprio per capire se «la giustizia in Calabria si comporti come la tela del ragno che irretit muscas, transmittit aranea vespas (cattura le mosche e lascia passare le vespe, ndr), Chizzoniti chiede formalmente la convocazione di un consiglio regionale centrato sul tema giustizia.
«Ciò, perché – aggiunge – si diradino le tenebre che gravano in ordine a un aspetto della vita pubblica di fondamentale centralità in un momento in cui le organizzazioni criminali non arretrano di un millimetro pur a fronte di innegabili successi conseguiti da forze dell`ordine e magistrati. Faide interne, correnti, trappole, intercettazioni illegali e preventive di magistrati, avvocati, politici, ecc. ecc., non offrono uno spaccato incoraggiante della legalità, tante che l`opinione pubblica resta ogni giorno che passa sempre più disorientata». Ecco perché anche Palazzo Campanella deve occuparsi di un “caso giustizia” diventato ormai «sempre più scottante e detonante».
Una seduta apposita «anche con riferimento alla ingiustificabile tolleranza fin qui riservata al fenomeno del caporalato che nelle aree della Sibaritide e nella Piana di Gioia Tauro continua a mietere giovani vittime extracomunitarie fra l`insensibilità totale di chi è passivamente a conoscenza dell`osceno sfruttamento di energie di immigrati». Chizzoniti conclude la lettera inviata al presidente del consiglio regionale citando Martin Luther King, quando sosteneva «di non avere paura della violenza dei potenti, ma del silenzio degli onesti». (0040)
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