CATANZARO Aggrapparsi ai dati per trarne qualche vantaggio. Un esperimento usuale per la sanità calabrese e il suo commissario, Giuseppe Scopelliti, che prova a far dimenticare le bocciature solenni che arrivano dal Tavolo Massicci. Che, a questo punto, deve essere un`accolita di scalmanati antigovernativi. Vediamo perché. La burocrazia di due ministeri – quelli della Salute e dell`Economia – bacchetta senza sosta le politiche messe in campo dal governatore per attuare il Piano di rientro. Una delle censure più frequenti riguarda i Lea (livelli essenziali di assistenza). Il giudizio che arriva dai confronti romani è tranchant: la Calabria non offre ai propri cittadini cure sufficienti e soddisfacenti, e l`offerta dei servizi territoriali è da riprogrammare.
La sanità secondo Scopelliti, invece, è un`altra storia: «Sono 2.167 i ricoveri in meno effettuati da pazienti calabresi nell`anno 2011 in altre regioni italiane rispetto al 2009, anno di riferimento del monitoraggio. Dato incoraggiante risulta essere anche quello della mobilità attiva, che nel 2011 presenta un incremento del 5,2% rispetto al 2010. Questo conferma che anche la Calabria può contare su eccellenze sanitarie che diventano attrattori di pazienti anche da altre regioni italiane». Questi i dati «inconfutabili che testimoniano un miglioramento evidente e certificano i risultati positivi sul duro lavoro portato avanti». Certo è inconfutabile che questi numeri si riferiscano al 2011, anno in cui i tagli disposti dal Piano di rientro non erano ancora attivi, così come il loro impatto sulle cifre. «Ad esempio – dice Mimma Iannello, della segreteria regionale della Cgil – non erano ancora stati azzerati gli ospedali di frontiera. Adesso Praia a Mare e Trebisacce, che prima avevano le potenzialità per attirare pazienti dalla Basilicata, non sono attivi. Staremo a vedere i dati per il 2012, che costituirà il vero banco di prova per l`evoluzione della mobilità sanitaria in ingresso in regione». Non si tratta di essere disfattisti a ogni costo, ma solo di guardare ai fatti. E i fatti dicono che, nei mesi scorsi, da alcuni ospedali della Basilicata sono arrivate chiare indicazioni che i pazienti calabresi “abbandonati” dal Piano di rientro avrebbero potuto essere accolti solo se trasferiti per patologie gravi.
Altro aspetto: i risparmi. «È di 11 milioni di euro – dice Scopelliti – il risparmio che la Calabria ha portato come risultato rispetto al 2010. Un trend di riduzione di circa il 3% che si riconferma, dai dati in nostro possesso, anche per il 2012». Ancora una volta, è questione di interpretazioni. E quelle che arrivano dall`opposizione (e da molti operatori della sanità) sono di segno opposto: la Calabria risparmia perché la gente rinuncia a curarsi, perché l`offerta di cure è diminuita drasticamente e i morsi della crisi impongono addirittura di rinunciare ad alcuni tipi di ricoveri, analisi e interventi.
Eppure, in un contesto del genere, c`è pure chi trova il modo di esultare, pur ammettendo che «bisogna recuperare il gap con le regioni che offrono una sanità più attrattiva e più attrezzata dal punto di vista tecnologico. Sono queste le differenze che vanno recuperate ed in questo la Calabria potrebbe essere aiutata. Se solo ci fossero entrate maggiori, magari con un miglioramento della quota di fondo sanitario pro capite che il ministero della Salute ogni anno assegna e, purtroppo, vede la nostra regione la più penalizzata». Per il resto, nella Scandinavia dipinta dal governatore, va tutto a gonfie vele. (0020)
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