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I cinque aspiranti rettori scendono in città

COSENZA L’università fuori dall’università. In una piazza cittadina schiantata dal caldo, i cinque candidati a guidare l’Unical hanno incontrato cittadini coraggiosi che hanno affrontato l’afa per …

Pubblicato il: 20/06/2013 – 22:52
I cinque aspiranti rettori scendono in città

COSENZA L’università fuori dall’università. In una piazza cittadina schiantata dal caldo, i cinque candidati a guidare l’Unical hanno incontrato cittadini coraggiosi che hanno affrontato l’afa per ascoltarli spiegare le ragioni di una sfida. Domenico Cersosimo, Gino Crisci, Girolamo Giordano, Marcello Maggiolini e Patrizia Piro, sotto le bandiere della Cgil che li aveva chiamati al confronto hanno esposto la loro idea di ateneo, passando inevitabilmente attraverso le questioni che legano l’università al territorio e alle prospettive possibili. Un rapporto che, con atteggiamento tranciate, Girolamo Giordano ha detto che sarebbe meglio non ci fosse. “Con questo territorio meglio non avere nessun rapporto”, ha spiegato,  visto che “la Regione Calabria non ha mai brillato per trasferimenti all’Unical e Cosenza e Rende non hanno mai fatto niente per l’ateneo”.
Tra l’università e il territorio per il candidato al rettorato dunque c’è una separazione netta, gli enti comunali e regionali non si sono preoccupati di colmare, “basti pensare che il biglietto dell’autobus costa più di quello della metro di Tokio”. Ma non basta, perché Giordano non vorrebbe “nessun rapporto con la politica”, immaginando forse il campus come un mondo a parte. Del tutto diversa la posizione di Cersosimo, che invece parla di città universitaria come di un luogo non ancora realizzato, dove è l’ateneo a trascinare verso l’altro la qualità intera del vivere l’area urbana. Una qualità fatta di meno cemento, di spazi condivisi, di forme di comunità. “L’università è stata l’ultima grande modernizzazione della Calabria”, ha proseguito l’economista,  spiegando come la produzione di “capitale cognitivo” determini la qualità di un territorio, “mentre ogni euro investito nel sapere ferma il declino”.
Su tre parole d’ordine invece si snoda il programma di Crisci, che guarda alla legalità, alla trasparenza e alla credibilità per rilanciare l’immagine dell’ateneo, dove a suo parere si sono compiute anche opere di clientelismo che non devono più ripetersi. In questo filone va riscoperto il ruolo dell’università, ruolo che non si è esaurito, ma che pare l’Unical abbia abbandonato, come se vivesse in una fase di addormentamento.
Non troppo distante pare la posizione di Maggiolini, che invoca la riscoperta di un rinnovato senso di reciproca appartenenza tra città e università. Decisamente forti le parole di Patrizia Piro, per la quale “l’Unical non è libera e deve recuperare il senso del suo ruolo”, mentre “Rende e Cosenza non hanno mai tenuto conto nei loro progetti delle esigenze dell’università”.
Sul tavolo del dibattito arrivano due questioni, l’internazionalizzazione dell’ateneo e il tema delle privatizzazioni. Sul primo argomento Giordano va giù duro, spiegando che questo tipo di internazionalizzazione non va bene , “perché vengono da Tunisi per prendere il permesso di soggiorno”. Sulle privatizzazione la Piro conferma la sua opposizione, mentre Crisci e Maggiolini insistono sulla necessità di rivitalizzare il campus. E Cersosimo invita a “creare comunità, non diventare affittacamere”. (0020)

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