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Una relazione extraconiugale nella guerra tra i clan della Piana

REGGIO CALABRIA Una relazione extraconiugale è stato il movente dell`omicidio di Francesco Fossari, consumato il 2 agosto 2011 a Melicucco, nella Piana di Gioia Tauro.La Dda di Reggio e la Procura …

Pubblicato il: 27/06/2013 – 13:57
Una relazione extraconiugale nella guerra tra i clan della Piana

REGGIO CALABRIA Una relazione extraconiugale è stato il movente dell`omicidio di Francesco Fossari, consumato il 2 agosto 2011 a Melicucco, nella Piana di Gioia Tauro.
La Dda di Reggio e la Procura di Catanzaro hanno emesso due decreti di fermo nell`ambito di un`indagine che ha fatto luce anche su un vasto traffico di cocaina e sui tentativi di uccidere Francesco Ieranò. Agguati che sono stati la risposta al delitto Fossari.
Il blitz congiunto della squadra mobile e dei carabinieri è scattato all`alba quando, tra gli altri, sono stati arrestati Giuseppe Bruzzese, Vincenzo Fossari, Pasquale Fossari, Bruno Fossari e Salvatore Vecchiè, accusati dei fatti di sangue. È riuscito a scappare, invece, Rocco Francesco Ieranò, di 41 anni, ritenuto assieme a Bruzzese l`autore materiale dell`omicidio Fossari, avvenuto nei pressi del cimitero di Melicucco.
Gli altri, invece, rispettivamente fratelli e cognato della vittima, sono stati fermati con l’accusa di essere i mandanti del tentato omicidio di Ieranò, consumato a Cinquefrondi il 25 luglio 2012, in risposta all’assassinio del loro congiunto. Difatti, secondo l’attività svolta dagli investigatori di questa squadra mobile e del commissariato di Polistena, con il coordinamento dei sostituti procuratori Enzo Bucarelli e Gianluca Gelso, Bruzzese e Ieranò dopo aver incrociato la macchina del Fossari all’altezza del cimitero di Melicucco, invitarono quest’ultimo a uscire dal mezzo, freddandolo, da distanza ravvicinata, con una serie di colpi di pistola diretti al capo e al torace.
Il movente dell’omicidio va ricercato nella vendetta da parte di Bruzzese, a causa della relazione extraconiugale che la vittima intratteneva con la sorella Antonella; sicché appare evidente come si tratti di un delitto dettato dalla necessità di ripristinare l’“onorabilità” della famiglia.
L’impianto accusatorio, oltre a reggersi saldamente su attività tecniche e tradizionali servizi di polizia giudiziaria, si basa anche su numerose incongruenze nelle dichiarazioni rilasciate in sede di sommarie informazioni dai vari soggetti in ordine al movente e all’alibi, nonché su vani tentativi di depistaggio attuati dagli indagati, fra cui la simulazione del furto dell’auto utilizzata per l’esecuzione dell’omicidio.
Ieranò è ritenuto un elemento di spicco della `ndrangheta di Cinquefrondi, vicino alle cosche storiche Foriglio e Petullà. Secondo gli inquirenti aveva di recente acquisito un rilevante potere nel centro pianigiano, mettendosi a capo di un gruppo criminale di cui faceva parte anche Bruzzese.
Il tentato omicidio di Ieranò, quindi, è da ricondurre alla ritorsione della famiglia Fossari.
Questa ricostruzione è stata confermata dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia secondo i quali il tentato omicidio avvenne in Via Vittorio Veneto a Cinquefrondi allorché l’uomo venne raggiunto da due colpi di pistola all’inguine ed al torace, senza riuscirne a cagionare la morte.
I dettagli dell`operazione “Vittorio Veneto” sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa tenuta dai procuratori di Reggio e Palmi, Federico Cafiero De Raho e Giuseppe Creazzo.
«La Piana di Gioia – ha spiegato Creazzo – è una fonte di notizie e di materiale non solo per la procura ordinaria ma anche distrettuale».
Il procuratore De Raho ha parlato di «sinergia con la procura di Palmi che collabora con quasi tutte le operazioni di contrasto alla `ndrangheta. Fondamentali sono state le dichiarazioni del nuovo collaboratore messinese, Carmelo Basile, che era stato arrestato quasi un anno fa con 700 grammi di cocaina. Ma fondamentali sono state anche le intercettazioni telefoniche e ambientali che riusciamo ancora ad eseguire nonostante il denaro che arriva sia sempre inferiore agli anni passati».
I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, dal canto loro, hanno sottoposto a fermo, su disposizione della Dda, altre persone, ritenute appartenenti alle stesse cosche Foriglio e Petullà, con l`accusa, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di cocaina, spaccio e detenzione e porto illegale di armi da fuoco. Si tratta di Andrea Giovinazzo (22), dello stesso Giuseppe Bruzzese, di Vincenzo Papasidero (22), Giuseppe Primerano (40), Riccardo Ierace (25) e Francesco Giordano (33). Sono, dunque, undici le persone a cui è indirizzato il decreto di fermo.
Si è concentrato sul traffico di droga, invece, il procuratore aggiunto Michele Prestipino secondo cui «l`operatività di questo sodalizio aveva il suo fulcro nella zona di Cinquefrondi. Siamo di fronte a un segmento intermedio tra il commercio al dettaglio e coloro che portano la cocaina in Calabria. Le dichiarazioni del collaboratore sono state riscontrate dai carabinieri. Gli indagati utilizzavano macchine modificate nella struttura creando delle intercapedini per il trasporto della cocaina. Siamo in presenza di soggetti che, sebbene non gli venga contestata l`associazione, operano in un contesto mafioso». (0020)

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