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I tre Giorgio

C’è un brutto virus in giro che affligge la politica. Vecchio quanto il mondo, ma trascurato dalla “ricerca” che conta. Quella cui tutti i cittadini, protagonisti indiscussi di quello splendido fen…

Pubblicato il: 03/07/2013 – 17:44
I tre Giorgio

C’è un brutto virus in giro che affligge la politica. Vecchio quanto il mondo, ma trascurato dalla “ricerca” che conta. Quella cui tutti i cittadini, protagonisti indiscussi di quello splendido fenomeno che è  la partecipazione democratica, dovrebbero fare riferimento per dare alle istituzioni i migliori “condottieri”. Così facendo sono stati spesso eletti i peggiori, quelli che non hanno altro da fare perché non sanno di nulla. Abili in chiacchiere e, frequentemente, complici di chi fa affari seriali con la PA, dei quali (ahinoi) non risponde quasi mai nessuno. Perché sono gli altri a pensare male!
Quindi, è corsa nel Paese una influenza letale che ha condizionato duramente il sistema pubblico tanto da determinare il disastro nei conti della Repubblica. In tutte le sue componenti: Stato, Regioni, Città metropolitane (quando ci saranno), Province e Comuni. Ma anche Comunità montane e Unioni, vittime anch’esse dell’incuria degli amministratori.
Per risolvere una tale fonte “epidemica” che ha reso le istituzioni fragili, la politica migliore si è rivolta ai due Giorgio migliori. Convincendo il Capo dello Stato uscente a rimanere tale, nonostante le sue resistenze e i suoi 87 anni. Pregando Papa Francesco (al secolo Jorge Bergoglio) di intercedere per dare agli italiani una soluzione, fino ad oggi incompresa. L’altra politica, quella peggiore, ha preferito anche essa un Giorgio. Quel George Walker Bush ancora una volta protagonista di una mega manifestazione in Texas all’insegna dell’effimero più esibizionista. Mah!
Lustrini ed edonismo a parte, la buona politica ricorrendo ai due Giorgio ha evitato di ammalarsi gravemente e rimanere lì inchiodata per sempre, dopo i lunghi mesi buttati al vento dai Bersani & C. Quei “compagni” che oggi fanno finta di nulla, a cominciare dal mettere in tasca il dito con il quale in 101 (che non erano i famosi cuccioli dalmata, bensì i muscolosi dobermann dalemiani) hanno premuto il grilletto per fare fuori prima Franco Marini e poi Romano Prodi dalla corsa alla presidenza della Repubblica.
Insomma con la elezione del “nuovo” Capo dello Stato, il buon senso di Napolitano e la spiritualità (meglio, l’intercessione del Papa) hanno prevalso sul becero esoterismo degli aspiranti trasversali.
Quindi, Enrico Letta è divenuto premier di un Governo non affatto male. Tutt’altro. Sette donne. Tante onestà riconosciute. Un’ottima immagine con la ministra nera, già protagonista nel lavoro per il bene dell’Africa. Ministri tecnici di elevata professionalità ed esperienza. Quanto ai politici di mestiere impegnati nell’Esecutivo, staremo a vedere quanto risulteranno autonomi e, quindi, non vittime dei soliti burattinai.
Su tutti, finalmente Emma Bonino ministro degli esteri, a dare lustro al Paese dopo un periodo non esaltante e improduttivo per la Farnesina.  
Di certo, su tutto, hanno contato le preghiere rivolte al Papa, alle quali, viste le difficili esclusioni, comincio anch’io a credere nonostante il mio agnosticismo.
È quindi accaduto, per le anzidette intercessioni laico-cattoliche, ciò che eravamo in tanti ad augurarci. Fuori, da ambo le parti: i cinici, i lugubri, gli intrallazzatori e gli intrallazzati, i responsabili di tutti i guai. Dentro i sorridenti ottimisti e coraggiosi, anche belli a vedersi. Da un Governo così, che fa di media 53 anni, c’è da aspettarsi qualcosa di buono e decisivo per il Paese.
Qualche esempio. Una rivisitazione del welfare, con una attenzione particolare per la povertà crescente. Tanto lavoro per i giovani, da consentire loro di esprimersi come sanno fare solo loro. Una sanità rivista nei fondamentali tanto da mandare a casa i Governatori regionali diplomati in “ragioneria del dolore”. Facilitazione alle imprese, altrimenti impedite a vivere, vero motore di crescita. Dedizione assoluta alla formazione della burocrazia pubblica e “assistenza” ai sindaci in difficoltà, atteso che il 70/80% dei Comuni è in default.
Per finire ad una Giustizia che valga la pena di portare ad esempio nel mondo, perché vissuta nel Paese che è stato la capitale del diritto. Non solo una Giustizia teorica, ma anche pratica e diffusa. Che eviti con la sua efficienza il facile maturare delle prescrizioni, che vanno comunque riviste. Che faccia del contenzioso civile il suo fiore all’occhiello, si da attrarre le imprese estere. Che non eviti di fare ciò che deve in alcuni posti, che invece fa regolarmente in altri. A proposito di giustizia applicata, che è successo dei Consiglieri regionali appassionati di “gratta e vinci”? Non se ne sa più nulla, neppure si conoscono i nomi così come è, invece, successo nella vicina Basilicata!
Tutto questo appena “fatte fuori” le inutili Province, cambiato il sistema elettorale e approvata la migliore legge in materia di incompatibilità e corruzione.
Quanto ai partiti, un altro problema serio. Dovranno imparare a scegliere, mettendo da parte i dobermann, ma anche i tanti barboncini che hanno fatto i lacchè da sempre.
Dovranno strutturarsi per proporre i migliori ed espellere chi di pubblica amministrazione conosce solo le pensioni di invalidità e simili con le quali gratificare le proprie clientele.
In Calabria? Si cominci da subito ad individuare il prossimo Presidente della giunta regionale. Si scelga da subito tra i tanti giovani under 50, sì da fare allenare il prescelto nella ricerca delle soluzioni. Si parli con i cittadini, per fare sì che gli stessi imparino a scegliere nel loro interesse collettivo e non su quello strettamente personale, spesso celato da autentiche prese per i fondelli (ad essere fini!).   

* Docente Unical

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