VIBO VALENTIA Un incarico ad un istituto di ricerca nazionale per uno studio sul sito industriale di Vibo Valentia e sulla realtà economica vibonese che individui eventuali prospettive d`investimento, magari nel settore del riciclo dei rifiuti, con l`impegno per l`eventuale nuova azienda di assumere le maestranze attualmente in cassa integrazione, pari a 82 unità. È la proposta emersa dalla riunione svoltasi stamani nella Prefettura di Vibo su iniziativa del prefetto Michele Di Bari per cercare di risolvere i problemi scaturiti dalla chiusura della fabbrica Italcementi di Vibo Marina. Per protesta, una decina di dipendenti sono su uno dei silos della fabbrica, alto 90 metri, da otto giorni.
Alla riunione hanno partecipato, oltre i dirigenti della Italcementi Silvestro Capitanio, Mario Mora e Giuseppe Agate, l`assessore regionale al Lavoro Nazzareno Salerno, il deputato Bruno Censore, il consigliere regionale Pietro Giamborino, il sindaco Nicola D`Agostino, dirigenti degli enti coinvolti e di Confindustria, i segretari dei sindacati Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Cisal e Slai Cobas e una rappresentanza dei lavoratori. Presente anche il vescovo Luigi Renzo.
«Si è aperto uno spiraglio – ha detto il Prefetto al termine della riunione – se si considera che alla vigila nessuno aveva in tasca una proposta concreta per riaccendere la speranza di mantenere decine di posti di lavoro e la tutela di un sistema economico. Agli attori di questa tavolo il compito di alimentare una fiammella che si è riaccesa». Il Prefetto ha fissato il prossimo incontro per il 30 settembre, quando Italcementi illustrerà gli esiti dello studio.
Il Prefetto ha anche invitato gli operai a scendere dal Silos. Invito respinto dai lavoratori che, in una nota, hanno fatto sapere che dopo essersi riuniti in assemblea hanno deciso di «continuare all`unanimità la protesta poiché anche se la riunione è stata importante, ed ancora una volta soltanto il Prefetto ha avuto la determinazione di portare avanti la contropartita, la stessa però ha fatto emergere proposte che se pur rispettabili non incidono fattivamente sul discorso occupazione e/o ricollocazione dei dipendenti stessi».
«Bene la proposta per lo studio che individui il tipo di impresa che possa nascere all`interno dello stabilimento – sostengono i lavoratori – ma non si capisce chi possano essere gli eventuali investitori se pur saranno individuati e con quali criteri saranno vagliati. Noi vogliamo impegni precisi e risposte mirate vere, basta con le solite parole. Confidiamo nella caparbietà del Prefetto nel mantenere viva questa vertenza».
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