COSENZA Da neofita della narrativa, Paola Jacobbi prima di presentare il suo libro ha voluto rivolgere un caldo “abbraccio” alla città di Cosenza “ridente e accogliente”. L’indiscussa firma (ormai da ben dieci anni) di Vanity Fair, dopo Roma e Milano è stata entusiasta di presentare il suo volume in una città a misura di uomo dove – dice – incontrare un sorriso è semplice come trovare la nebbia a Milano. Si è lasciata andare a diverse curiosità del jet set. Un libro non autobiografico ma dal titolo significativo, “Tu sai chi sono io”, edito da Bompiani, che racconta il logoro mondo dello star system e gli intricati giochi di potere e visibilità che ha conosciuto nella sua esperienza professionale. In una società dove l`apparire in molti casi diventa il passepartout per realizzarsi, non devono meravigliare – racconta l`autrice – i vizi di alcuni vip, come svegliare l`agente alle tre del mattino per visitare i posti più incantevoli delle città che li ospitano. L’idea di scrivere un libro – dice la giornalista – è stato come rispondere alle note di un diapason che davano il “la” trovato quasi per caso. “Mi serviva una voce che raccontasse tutto quello che ho visto con i miei occhi nel dietro le quinte – afferma – ed è stata quella voce a cercare me, come un filo, per questo la protagonista si chiama Arianna”.
Nel volume Arianna è una giovane donna che diventa l’assistente personale di una nota attrice, Jenny Sassi, decisamente viziata. Da Monica Bellucci a Madonna, l`appuntamento con Paola Jacobbi si è trasformato in un incontro confidenziale in cui le celebrità sono diventati personaggi comuni, ma sempre avvolte da una patina di pailletes che spesso regala abbagli e trascura una realtà piena di “polvere sotto i tappeti” come afferma l`autrice.
“Dopo lo Tsunami – spiega – molti equilibri sono cambiati. Ho riflettuto tanto in quel periodo e mi sembrava doveroso che qualcuno facesse partire da lì la (ri)nascita personale e professionale per simboleggiare la voglia e la forza di ricominciare”. Il libro è stato ambientato in un luogo immaginario dell’America centrale: Tanaquil. “Volevo – aggiunge la giornalista – un posto tranquillo e florido in cui far interagire i personaggi con un clima generale di assoluta tranquillità, e non volevo si identificasse in una città opinabile da diversi punti di vista e poi” – continua sorridendo – “non sono una scrittrice di romanzi, ma una giornalista che ha voglia di raccontare”. (0050)
x
x