REGGIO CALABRIA «Quando si parla di sanità in termini di policy, bisognerebbe abbandonare le abituali logiche politico-finanziarie su cui si basano le scelte di un governo. In quest`ambito, infatti, coerentemente al principio di tutela della salute garantito dal nostro ordinamento, sono altre le motivazioni che dovrebbe essere fatte valere. Nel caso di specie, che riguarda l`Assistenza domiciliare integrata, ci sono diversi fattori che convergono a favore della salvaguardia e del mantenimento di un servizio, come questo, indispensabile». È quanto afferma il consigliere regionale del gruppo Misto Pasquale Tripodi.
«L`Assistenza domiciliare integrata è, infatti – prosegue – primariamente un atto di civiltà. Lo sa bene chi deve ricorrervi, così come i familiari dei pazienti interessati e gli operatori che prestano la loro opera in questo campo e che, indistintamente, meriterebbero una menzione speciale per meriti sociali. A Reggio, un operatore Adi, oltre che lodevole deve essere anche eroico, dovendo lavorare senza alcun compenso da quasi due anni, come denuncia il portavoce del Coordinamento provinciale del Terzo settore Luciano Squillaci, nella totale indifferenza dell`Asp più volte interpellata in merito dalle associazioni che svolgono assistenza domiciliare. L`Organizzazione mondiale della sanità definisce l`assistenza domiciliare come la possibilità di fornire presso il domicilio del paziente quei servizi e quegli strumenti che contribuiscono al mantenimento del massimo livello di benessere, salute e funzione l`assistenza domiciliare integrata (Adi), componente essenziale del welfare regionale e locale, rappresenti un sistema di interventi e servizi sanitari offerti a domicilio, intendendo per domicilio sia l`abitazione del paziente, sia una struttura comunitaria, sia casa di riposo o struttura residenziale permanente evitando, pertanto, l`ospedalizzazione frequente del paziente che oltre a rappresentare un disagio per l`utente e i familiari, risulta essere un costo notevolmente superiore per il sistema sanitario».
«Non si capisce – aggiunge il consigliere regionale – quale ratio possa seguire il governo regionale nel condurre una politica sanitaria la cui vicenda dell`Adi non è che l`ennesimo paradosso, mentre le altre regioni implementano tali servizi domiciliari se non per l`alto senso civico e umano, per un notevole risparmio di costi e di afflusso nelle strutture ospedaliere. È difficile, questa volta, trovare una giustificazione agli enti e alle istituzioni responsabili, se, come è stato annunciato dal Coordinamento provinciale del terzo settore, dal 5 luglio non sarà più possibile usufruire dell`assistenza domiciliare».
«Questa volta, per i sopra citati motivi – conclude Tripodi- non voglio invitare i colleghi della maggioranza e il governo regionale a intervenire immediatamente per scongiurare una simile vergogna, ma faccio appello ai singoli individui coinvolti, affinché possano riconciliarsi in fretta con la propria coscienza». (0030)
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