«Penso che il consiglio comunale di Catanzaro sulla sanità sia stata un`occasione mancata per una riflessione seria e profonda su un tema così importante. Dispiace che il sindaco Abramo, con tutto il rispetto per la persona, abbia preferito l`appartenenza politica e la solidarietà a Scopelliti piuttosto che la tutela di presidi e prestazioni fondamentali in ambito sanitario». Lo ha detto oggi a Catanzaro il deputato del Pd, Alfredo D`Attorre, nel corso di una conferenza stampa insieme al capogruppo Pd in consiglio comunale, Salvatore Scalzo, e al coordinatore cittadino, Beppe Marcucci. Gli esponenti del Pd hanno lanciato l`allarme sulla situazione della sanità catanzarese e denunciato il tentativo di indebolimento dei presidi sanitari cittadini. «Il pronto soccorso dell`ospedale Pugliese – ha detto Marcucci – è ormai al collasso, con pazienti costretti ad aspettare per ore e che, a volte, devono essere trasferiti in strutture di altre città, se non fuori regione, a causa del taglio dissennato dei posti letto. I ticket sono aumentati in maniera vertiginosa, le strutture territoriali e di prevenzione sono pressoché inesistenti, per non parlare delle liste d`attesa per prestazioni specialistiche, con appuntamenti fissati, quando va bene, al 2014 . Di tutto questo si sarebbe dovuto parlare nel consiglio comunale sulla sanità, che invece è stato trasformato in una passerella».
Scalzo ha espresso perplessità sull`intesa tra Regione e Università di Catanzaro in merito ai rapporti tra Fondazione Campanella e l`azienda “Mater Domini”, sostenendo che «è scritta sull`acqua, innanzitutto perché non è passata dal Tavolo Massicci. Catanzaro – ha aggiunto – deve avere riconosciuto il suo ruolo di guida in ambito sanitario a livello regionale ma i segnali non sono questi. Vogliamo chiarezza e chiediamo al sindaco Abramo di farsi portavoce delle domande sul futuro della sanità catanzarese».
Nel corso della conferenza stampa, i rappresentanti del Pd hanno contestato nuovamente il progetto “Safe City” che prevede l`installazione di 900 telecamere per il controllo del territorio con affidamento diretto ad una società israeliana per 24 milioni di euro. «In un momento – ha detto D`Attorre – in cui lo Stato è costretto a continuare a ridurre per ragioni di bilancio le risorse per la sicurezza, appare surreale un`iniziativa come Safe City ed è talmente incomprensibile ciò che si muove intorno e dietro questa vicenda che noi non potremo che sollevare la questione anche a livello parlamentare, augurandoci che ci sia un ripensamento rispetto ad un progetto che non si può che definire sconclusionato». «Ribadiamo – ha concluso Scalzo – la nostra contrarietà a un`operazione che darebbe ingentissime risorse, qualora realmente disponibili, a una società straniera senza lasciare un euro sul territorio. Di fronte a un aumento dei reati e
della microcriminalità in città, bisognerebbe piuttosto discutere di marginalizzazione delle periferie e di integrazione sociale». (0080)
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