Io, la mia pensione da fame e il lavoro (negato) ai disabili

Sono un vostro assiduo lettore e mi compiaccio per i vostri articoli. Mi chiamo Claudio Cavallari e risiedo in Palmi. Sono un cittadino diversamente abile e per questo non me ne vergogno.
Vivo, ormai cinquantenne, con una “pensione” di 275 euro mensili e aiuti familiari che mi permettono ancora di non finire per strada… E anche di questo non me ne vergogno, considero infatti la povertà come la ricchezza e ossia, come definito dal sommo Kipling, due impostori.
Da troppi anni leggo e osservo questa nostra società, mi documento su tutto, svolgo infiniti approfondimenti specie a livello giudiziario nonché politico proprio per rendermi conto di chi ha le responsabilità di aver fatto precipitare la nostra beneamata terra in queste condizioni.
Al di là di ciò, parimenti mi rendo conto che scarsissima attenzione viene dedicata dal giornalismo in genere in merito alle condizioni della “disabilità” vissuta oggi in Italia; si tende, infatti, più che altro a “criminalizzare” attraverso il facile sensazionalismo dei falsi invalidi e di coloro che, come del resto in ogni ambito sociale sfiorato dalla mala-politica, truffano lo Stato.
Nessuno, però, si prende la briga con la stessa frequenza e attenzione di quanto appena detto, di andare invece ad approfondire, se non altro per un minimo di umanità e solidarietà cristiana, come faccia una persona handicappata a poter vivere e a curarsi con 250 euro mensili o peggio ancora se mai riesca a trovare lavoro!
Ebbene, gli ultimi dati Censis (novembre 2012) dicono che solo il 16% dei disabili ha oggi un lavoro in Italia. Nessun giornale però l`ha riportato…
Il 4 luglio scorso l`Italia è stata condannata dalla Corte europea per discriminazione sul lavoro dei disabili. Eppure, continua imperterrito il silenzio… (0070)