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Miserie e nobiltà

Mi ricordo di un vecchio sindaco di San Vincenzo la Costa, Giovanni Marchese, detto Togliatti. Un vero campione di onestà e intelligenza amministrativa. Di origini contadine, rappresentò – per queg…

Pubblicato il: 10/07/2013 – 16:06
Miserie e nobiltà

Mi ricordo di un vecchio sindaco di San Vincenzo la Costa, Giovanni Marchese, detto Togliatti. Un vero campione di onestà e intelligenza amministrativa. Di origini contadine, rappresentò – per quegli anni – un esempio di amministratore pubblico cui in pochi, purtroppo, si sono ispirati in termini di trasparenza. Tra le tante cose che mi colpirono di lui, durante la mia più che ventennale militanza nel PCI, fu una sua richiesta di rimborso spese. Essa riguardava un “viaggio” istituzionale a Cosenza per recarsi presso l’allora funzionante Co.Re.Co., cui venivano sottoposti gli atti dei Comuni per il controllo preventivo di legittimità. Ebbene, il nostro amato e integerrimo sindaco ebbe, per l’occasione, l’ardire di chiedere al Comune il rimborso di quanto aveva speso per pranzo. Non ricordo la risibile cifra di poche decine di lire, ma ho impresso nella memoria la descrizione di quanto “consumato”: un panino e un quarto di vino.
Da un mirabile esempio di probità siamo arrivati, da ultimo, ad assistere ai vergognosi rimborsi richiesti dai 10 consiglieri regionali indagati dalla Procura reggina per peculato. L’acquisto dei biglietti per spettacoli di lap dance e dei tagliandi del gratta&vinci ci farà diventare famosi nel sistema planetario. Dunque, promozione turistica assicurata, perseguita anche attraverso numerosi viaggi rimborsati ai medesimi per raggiungere e soggiornare presso località nostrane, “curative” (Chianciano Terme), enogastronomiche (Montepulciano) ed estere (Montecarlo, Mosca, Los Angeles, eccetera).
Al riguardo, si registra una incomprensione generale, nonostante tutti ritengano che sia giusto viziarli (è proprio il caso di dirlo!) tanto è elevata la qualità intellettuale e lavorativa degli indagati. Da qui, la naturale “condivisione” sociale: da una parte, degli spettacolini erotici, dei vini pregiati, dei ristoranti chic, da frequentarsi all’ingrosso ma anche cheek to cheek, nonché delle scommesse dal tabaccaio, garanti dell’effimero utile a compensare i nostri rappresentanti istituzionali delle fatiche d’aula; dall’altra, dei detersivi, dei caffè di pochi centesimi, delle ferramenta e dei cambi d’olio per la autovettura privata, fino ad arrivare al pagamento delle imposte e delle tasse personali richieste da Equitalia. Il tutto utile a sgravare dai costi dovuti (solo dai comuni mortali) chi percepisce tanto per fare male ciò che invece dovrebbe fare bene per dovere istituzionale.
Insomma, i cattivi protagonismi di altrove sono stati beccati anche da noi. Batman non è solo una prerogativa laziale, ne sono pieni tutti gli scranni degli enti pubblici.
A ben vedere, non era neppure difficile scovarli. Non averlo fatto per anni, rappresenta una responsabilità non solo politica, ma anche da parte di chi doveva e non l’ha fatto e di chi ha “certificato” e condiviso i rendiconti, se esistenti.
Una tale scoperta (si fa per dire) mette in discussione la permanenza degli stessi nel Consiglio regionale, già offuscato dai numerosi indagati. Solo che occorrerebbe forse risalire anche di qualche anno nella ricerca della verità. E’ poca cosa iniziare ad essere seri solo dal 2010 in poi!  
Le recenti elezioni hanno dimostrato che non v’è (finalmente) tolleranza alcuna nei confronti di chi spregia il denaro pubblico, di chi mal rappresenta le esigenze fondamentali dei cittadini, di chi è stato protagonista nella politica attiva da tanto tempo facendo incetta di privilegi e soldoni, alla faccia dei diseredati che affollano la nostra regione.
I cittadini esigono di essere riconosciuti fattivamente tali in termini di esigibilità dei diritti fondamentali, primo fra tutti quello di essere amministrati con trasparenza e onestà. I più recenti accaduti hanno avuto l’effetto contrario sino a degradarli a sudditi da trattare al peggio.
Se pensando a ciò che accade in Regione viene da piangere, riflettendo sui Comuni non viene affatto da sorridere. Anche qui sono in molti a giocare quasi alla roulette: al predissesto. Meglio, ad esperire il tentativo, senza averne i presupposti, di salvare il tesoro municipale che non c’è più ricorrendo al prestito che lo Stato garantirebbe attraverso l’istituito Fondo di rotazione.
A ben vedere, in Calabria si fa politica territoriale ricorrendo ai miracoli e alla dea fortuna.
La soluzione è altrove. Essa risiede nella selezione della classe dirigente, a cominciare dai partiti che nell’ultima tornata elettorale hanno espresso il peggio che si potesse immaginare, sino ad arrivare ad importare esponenti che rappresentano l’antiquariato politico nazionale e il più squallido modernariato.
Ma dico io come si fa a non comprendere che così facendo si va incontro all’anonimato istituzionale assoluto, tanto da rischiare di non essere neppure riconosciuti e non essere neppure chiamati a decidere di noi stessi.
Tutti ci abbandonano. Partiti, sindacati e associazioni produttive discutono del Paese come se non ci fossimo. Tanto la Calabria è irrecuperabile (dicunt), non vale la pena perdere più tempo. Interessata ad essa, per i numerosi scandali che produce, sono i media che affrontano le ricorrenti “vergogne” esercitando il migliore sadismo televisivo. Quello che meritiamo per come siamo rappresentati.
Occorre una grillata di nuova specie però, ove le tante persone perbene che ci sono, strette nel più grande girotondo ideale, sappiano pretendere il corretto esercizio dei loro diritti. Con questo delegare i tanti giovani capaci, che invece tutti i partiti trascurano, impegnati in primarie “truccate” ovvero in selezioni internet ove a scegliere sono quattro gatti.
La Calabria è piena di calabresi eccellenti che sono andati via. Ce ne sono tanti che (per il momento) rimangono, fino ad oggi inascoltati.

* Docente Unical

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