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Cattiva politica

Come è potuto accadere che la ‘ndrangheta, da società di apparenza, cioè di parata, per dirla con il “loro” linguaggio, sia diventata, in una trentina d’anni, la prima organizzazione criminale ital…

Pubblicato il: 10/07/2013 – 16:13
Cattiva politica

Come è potuto accadere che la ‘ndrangheta, da società di apparenza, cioè di parata, per dirla con il “loro” linguaggio, sia diventata, in una trentina d’anni, la prima organizzazione criminale italiana, con un fatturato pari al tre per cento del Pil nazionale? Lo ha spiegato Roberto Riccardi, barese, ufficiale dei carabinieri, con un passato “operativo” ed un presente, anche, di scrittore. Un cittadino prestato alla scrittura, come espressione di quella “società civile” che tutti i partiti dicono di volere, ma che poi, anche con chi, amministratore di lungo corso,  non ha demeritato, abbandona alla deriva! Con l’aggravante che fanno finta di volerla, ma che, poi, per “doveri di appartenenza” mollano di brutto, senza neanche confidenza o una risposta degna di rispetto e non consolatoria, promuovendo, incomprensibilmente e ingiustificatamente, finanche i politici di altre Regioni. Abbandonando, per esempio, chi, come il capogruppo del Pd in Regione, Sandro Principe, che da politico navigato, avrebbe voluto sottoporsi al giudizio primario degli elettori pur avendo dimostrato, a livelli più alti, le capacità di gestione politica ed amministrativa di una Calabria che ha contribuito a far crescere. Da consigliere, sindaco, parlamentare, sottosegretario, assessore regionale. Il Senato, che necessita di certezze maggiori, con Principe, non avrebbe avuto maggiori chance? Mistero, ma non tanto! E che dire di Angela Napoli? Mollata di brutto! Non sono esempi che fanno onore ai due versanti, in una regione che avrebbe avuto  bisogno,in lista, anche di  chi ha fatto dell’onestà,della sobrietà e delle capacità professionali- e non di chiacchiere antimafia superpubblicizzate- una scelta di vita!
Per tornare all’ufficiale scrittore Riccardi c’è di più. La criminalità ha potuto intrecciarsi in uno “stretto ed intollerabile viluppo con la cattiva politica”.
Ed in Calabria ne sappiamo qualcosa. Perché, con la criminalità – in linea di massima- o ti allei, o non fai l’amministratore. E se ti allei, perdi. Se non ti allei, politicamente finisci. Se ti allei, hai perso ogni autonomia politica, amministrativa e gestionale. Se non ti allei e respingi ogni tentativo di infiltrazione, vivi male, se vivi. Ed è quello che ha messo in evidenza Legautonomie. Presentando l’annuale rapporto, il presidente Mario Maiolo ha snocciolato i dati, con dovizia di particolari: nel 2012 ci sono stati, solo in Calabria, undici comuni sciolti per mafia e ben 106 attentati intimidatori contro amministratori di casa nostra. Su poco più di quattrocento sindaci, un quarto  è stato intimidito. “ A venti anni dalla elezione diretta del Sindaco, il baluardo della legalità – cioè il sindaco voluto dai cittadini del  Comune – riesce a fare il proprio dovere con enormi difficoltà. Rendite e bilanci a parte, come può un amministratore assolvere per intero il suo mandato se vive con la spada di Damocle dell’intimidazione a sé stesso, ad un suo familiare, ad un suo bene? Non sa da chi deve guardarsi, non sa come muoversi, non sa quali delibere far adottare. Già perché, spiegava un amministratore di lungo corso di qualche anno fa, l’emissario del mafiosi si presenta al Comune e chiede di partecipare, per esempio, ad una gara d’appalto. Presenta il ribasso più vistoso e vince la gara. E che accade? Il lavoro non lo esegue a regola d’arte, ma naturalmente, viene pagato come se avesse assolto al suo dovere compiutamente. Se il controllo, diretto o indiretto,dell’amministratore c’è: apriti cielo. Ha finito di vivere. Se il controllo non c’è, la delibera passa, il conto viene saldato e… arrivederci, sperando che tutto taccia. Se in Calabria, però, ci sono state tante e tali intimidazioni può significare che un centinaio di pubblici amministratori merita la “medaglia alla resistenza”.
“Gli episodi contro gli amministratori di Monasterace, secondo il direttore della Lega delle Autonomie, hanno conquistato le cronache nazionali (si era finanche ipotizzata una candidatura al Parlamento del sindaco Lanzetta, come riconoscimento all’impegno antimafia, ma poi le si sono preferiti volti “familiarmente” noti!) ma non si possono sottacere i casi che si sono verificati a Isola Capo Rizzuto (i meriti della Girasole li ha riconosciuti Monti), San Giovanni in Fiore, Taurianova, San Pietro a Maida e tanti altri.
Dal rapporto della Lega è emerso altresì quanto la ‘ndrangheta sia sempre più furba, ove si avessero dubbi. “Il fenomeno delle intimidazioni – secondo il presidente Maiolo – si manifesta in rapporto diretto alla demografia, considerato che in tutti i Comuni calabresi con popolazione superiore ai diecimila abitanti, a partire dal 2000 si è verificato un episodio criminoso”. E che i mafiosi si mettono ad estorcere danaro al comune più diseredato della Calabria, ove mai ce ne fossero di ricchi? È scontato che si mira al Comune che ha un bilancio di medio-alta entità, altrimenti il gioco non vale la candela. Ecco che la percentuale dei Comuni interessati al fenomeno intimidatorio decresce con la diminuzione della popolazione. C’è da dire, però, che solo la mafietta di periferia si accontenta – senza dover andare in un “locale” altro, con tutto quel che comporta – di quel che può offrire il paese più piccolo della Calabria.
E poi ci chiediamo perché gli intellettuali si fanno i fatti propri. Si chiudono in casa, leggono, scrivono, insegnano, ma non si dedicano alla vita politica e amministrativa, lasciandola – questa – di eredità in eredità, anche dieci anni dopo il duemila! Incredibile, soprattutto se si lascia ingiustificatamente fuori chi ha esperienza e capacità dimostrate, nelle professioni ed anche in politica! La forza dell’ingegno soccombe sulle furbizie!
”Undercover”, sottocoperta dice lo scrittore poliziotto,Riccardi!

* Giornalista

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