REGGIO CALABRIA Forse sono state le ripetute tirate d’orecchie a più riprese arrivate all’indirizzo del governo anche dal Quirinale, o forse è stata la necessità di avere strumenti efficaci in quella che si annuncia una babele, fatto sta che l’esecutivo sulla riforma della giustizia sembra avere intenzione di andare avanti e fare sul serio. Dopo la task-force anticorruzione di cui fa parte anche il procuratore aggiunto Nicola Gratteri – che dovrà produrre entro settembre un rapporto con l’analisi dei fenomeni mafiosi, come singole proposte sulla lotta alla criminalità organizzata – anche il sostituto procuratore Giuseppe Lombardo è stato chiamato dall’esecutivo a mettere la propria esperienza al servizio della commissione che si occuperà di riformare i codici che disciplinano i procedimenti giudiziari.
Un gruppo ristretto ma selezionatissimo di docenti universitari, riconosciuti esperti di diritto e magistrati sarà chiamato a studiare i provvedimenti necessari per rinnovare e rendere le procedure più snelle ed efficaci, ma soprattutto per adeguare la realtà dei codici alla sempre più rapida evoluzione dei sistemi criminali e dei reati di cui possono rendersi protagonisti.
Insieme al pm Lombardo – che negli ultimi anni ha firmato di suo pugno le inchieste che più da vicino hanno fotografato il progressivo cambio di pelle delle `ndrine e delle sempre più ampia pletora di referenti e uomini di fiducia – ci sarà anche l’ex capo della Dda di Reggio Calabria, oggi alla guida della delicatissima Procura di Roma, Giuseppe Pignatone.
Il 23 luglio prossimo i componenti della commissione sono convocati nella Capitale per la prima riunione operativa degli esperti selezionati dal governo e dal ministero per un lavoro che si preannuncia lungo e complesso, ma potrebbe essere – stando a indiscrezioni – occasione non solo per dotare i codici degli strumenti necessari per perseguire reati ormai all’ordine del giorno, ma che diventa difficile punire adeguatamente in sede processuale, come il concorso esterno o il patto elettorale mafioso, ma anche per snellire quelle procedure che oggi disciplinano la formazione della prova in dibattimento e troppo spesso non fanno che dilatare i tempi dei procedimenti senza apportare alcun elemento nuovo rispetto a quanto acquisito in fase di indagine e regolarmente messo agli atti. (0090)
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