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Conflitto di interessi al Magna Graecia teatro?

«Il Magna Graecia Teatro è un evento culturale che dovrebbe qualificare l’offerta culturale e avere ricadute positive per l’immagine della Calabria, ma probabilmente è necessario rivederne l’impian…

Pubblicato il: 22/07/2013 – 15:39
Conflitto di interessi al Magna Graecia teatro?

«Il Magna Graecia Teatro è un evento culturale che dovrebbe qualificare l’offerta culturale e avere ricadute positive per l’immagine della Calabria, ma probabilmente è necessario rivederne l’impianto organizzativo e occorrerebbe maggiore controllo da parte della Regione rispetto alle procedure per la scelta degli spettacoli nonché nella campagna di comunicazione dell’evento stesso»: a sostenerlo è il consigliere regionale Mimmo Talarico, che stamattina ha depositato un’interrogazione a risposta immediata al presidente della giunta regionale Scopelliti e all’assessore alla Cultura Caligiuri.
«Non sono in discussione le qualità professionali del direttore artistico – aggiunge l`esponente di opposizione –, ma le clamorose dichiarazioni di Enrico Montesano, in occasione della performance di apertura della rassegna, sono inequivocabili. C’è un problema, serio, di tipo organizzativo e promozionale e suscitano molte perplessità le scelte artistiche sulle compagnie teatrali».
Poi entra nel merito del cartellone: «Il bando per la selezione delle compagnie è rivolto, come è noto, a compagnie teatrali che operano nel territorio calabrese, mentre quelle inserite nel programma 2013 figurano essenzialmente soggetti teatrali provenienti da altre regioni e nomi noti dello spettacolo e della musica. A fronte dell’esclusione delle realtà teatrali che operano in Calabria – prosegue Talarico –, scorrendo i 12 titoli che verranno replicati per 51 volte nei 13 siti archeologici della Calabria, si registra una prevalenza, tra i soggetti coinvolti, di artisti il cui produttore sarebbe Ercole Palmieri, lo stesso produttore del direttore artistico del festival Giorgio Albertazzi (qui il riferimento è alla notizia pubblicata dal Corriere della Calabria – ndr). Spiace constatare che il Festival, costato in tre anni almeno 2 milioni di euro, provenienti perlopiù da fondi europei (Fesr), la cui destinazione era riservata allo sviluppo del sistema teatrale regionale – che, com’è noto, vive ormai da anni una situazione di grave crisi e precarietà – non riesca a dare un significativo contribuito allo sviluppo culturale della regione, al sostegno della rete teatrale, né a promuoverne l’immagine in abito nazionale ed europeo».
Infine una domanda retorico: «Che c’entra Ciccio Franco con la promozione della cultura e del teatro?». Secondo Talarico «legare la decima edizione del Magna Graecia Teatro Festival alla ricorrenza dell’inizio dei moti di Reggio è un fatto curioso. Come se il tema scelto per l’evento, “l’agorà, la piazza, la polis”, che rimanda, si presume, al tema della democrazia e della partecipazione, fosse assimilabile ad un fatto tragico, doloroso, controverso, come la sommossa di Reggio Calabria, che, muovendo da motivazioni campanilistiche, alcune anche accettabili, ebbe poi una deriva decisamente eversiva. Capiamo che il governatore, per la sua cultura e la sua formazione, sia molto vicino a certe tematiche, ma sarebbe opportuno che tale sensibilità venisse coltivata senza coinvolgere le istituzioni. Ci sono altre ricorrenze, eventualmente, di cui tener conto in casi come questi, e non di eventi che possono andar bene per l’immaginario identificante del vecchio e del nuovo fascismo, ma non per affermare un’immagine positiva della regione».
«Spiegasse, al contrario, il governatore quanto ci è costato veramente in questi anni il Magna Graecia Teatro Festival, in rapporto alle occasioni di crescita culturale che ha offerto (sic!) alla Calabria – conclude il consigliere regionale di minoranza –. Pensare che bastasse il pennacchio di Giorgio Albertazzi e qualche nome di grido per dare nuova linfa al teatro calabrese è stato un errore gravissimo. O forse solo il retaggio di una stagione che il governatore ha conosciuto molto bene. Quella del famigerato “modello Reggio”, tutto sfavillio e niente sostanza». (0070)

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