«Mezze informazioni, ma soprattutto allusioni non fanno altro che alimentare il già avvelenato clima di sospetto che caratterizza una regione che non ha certo bisogno di ulteriori dubbi, ma di certezze». Lo afferma in una nota il segretario del sindacato dei giornalisti e vicesegretario nazionale della Fnsi, Carlo Parisi.
«Il ragionamento di Scopelliti – aggiunge – è, ovviamente, condivisibile in tema di ricerca della verità, ma evidenza chiaramente una palese contraddizione. Il presidente della Giunta regionale, infatti, usa senza remore un presente categorico sia per annunciare che “c`è una informativa della Squadra Mobile di Reggio Calabria, che è stata depositata, sulla gestione dell`informazione da parte di alcuni giornalisti, credo cinque o sei, che fanno informazione in maniera poco corretta”, sia per concludere “che è vero, mi pare di capire, è sicuro”. Ma, insomma, l`ha letta o non l`ha letta? E, se non l`ha letta, come fa ad avere tante certezze? Nomi, infatti, non ne fa e, quanto ai fatti, li affida al condizionale ipotizzando un complotto ordito ai danni della città di Reggio Calabria, con tanto di “pupi” e “pupari”».
«E` davvero singolare – prosegue Parisi – che chi riferisce con certezza l`esistenza di un`informativa “depositata”, non ne conosca il contenuto e gli eventuali soggetti coinvolti. La regola aurea delle cinque W non può rappresentare un obbligo per i giornalisti ed un optional per chi se ne serve quantomeno per veicolare ipotesi. In ogni caso, il ruolo rivestito dal soggetto che l`ha pronunciata, il presidente della Giunta regionale della Calabria, impone la massima e, soprattutto, immediata chiarezza. Da parte della Squadra Mobile di Reggio Calabria e delle Procure di Catanzaro e Reggio Calabria. Per confermare la notizia che – se vera – impone immediati provvedimenti nei confronti di quanti utilizzerebbero la professione giornalistica per scopi, oltre che eticamente e deontologicamente scorretti, di rilevanza penale; o – in caso contrario – per smentirla seccamente».
«In quest`ultima ipotesi, naturalmente, usando – conclude – lo stesso metro invocato nei confronti dei presunti “manipolatori dell`informazione”. La legge è uguale per tutti».
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