Il commissariamento della sanità calabrese sarebbe stato un vero affare per i privati. Secondo quanto sostiene la segretaria della Cgil, Mimma Iannello, fra gli anni 2011 e 2012 la sanità pubblica ha perso il 5% dei drg di alta complessità mentre il privato convenzionato li ha aumentati del 20%. E il futuro non sembra essere migliore. «Nelle 280 pagine della proposta di Piano operativo 2013-2015, priva di ogni confronto sociale, risalta – scrive l`esponente del sindacato – la narrazione di una sanità cartacea, a cui manca un impianto snello e cogente come servirebbe per dargli la fisionomia di Piano sanitario. Nella narrazione di dati e decreti, risalta la debolezza della proposta e l’assenza di un progetto chiaro e definitivo che sollevi le sorti della sanità calabrese» Il nuovo atto programmatorio, insiste la Iannello, conferma «il riposizionamento di interessi a danno della sanità pubblica». «Un segnale sintomatico non di fattori congiunturali, ma dell`approccio speculare consentito al privato convenzionato verso prestazioni maggiormente remunerative e il contestuale depotenziamento competitivo dell`offerta sanitaria pubblica spogliata di posti letto, professionalità, tecnologie, strumentazione e obiettivi di riqualificazione». «Se il Piano di rientro – aggiunge la segretaria della Cgil – doveva mettere in ordine i conti e riorganizzare l`offerta dei servizi, quello calabrese ha peggiorato la condizione di molti presidi e poliambulatori pubblici, indebolito la loro attrattività e aumentato il disagio dei cittadini costretti a costi aggiuntivi e ad penosi calvari per risolvere i loro problemi di salute. Per migliorare l`assetto organizzativo della sanità calabrese non servirà perciò riparare qua e la errori e ritardi come per gli ospedali di confine ma occorrerà invertire nettamente la rotta che svuota e impoverisce la sanità pubblica delle sue prerogative. Serve correggere, dalla carta alla realtà, le distorsioni dell’offerta sanitaria puntando al suo efficientamento e alla riqualificazione competitiva delle reti assistenziali investendo su buoni ospedali, su una buona rete dell`emergenza, su buoni servizi socio-sanitari di territorio e sul buon lavoro selezionato attraverso il merito e le competenze, anche guardando all’utilizzo ottimale di tutte le figure professionali che operano nel Servizio sanitario regionale. Il Piano operativo – conclude Mimma Iannello – indica ancora rotte incerte e solitarie che non lasciano intravedere porti sicuri per i diritti di salute dei calabresi. È inammissibile persistere su linee che indicatori sanitari e cittadini bocciano». (0080)
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