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Il verdetto della Corte dei conti: «Bilancio della Regione instabile»

LAMEZIA TERME Gli equilibri finanziari della Regione Calabria sono fragili. Troppo. E continuano a peggiorare. A certificarlo è la Corte dei conti, nella sua relazione annuale sull’esercizio finanz…

Pubblicato il: 28/07/2013 – 23:59
Il verdetto della Corte dei conti: «Bilancio della Regione instabile»

LAMEZIA TERME Gli equilibri finanziari della Regione Calabria sono fragili. Troppo. E continuano a peggiorare. A certificarlo è la Corte dei conti, nella sua relazione annuale sull’esercizio finanziario 2012. Una disamina impietosa sul reale stato di salute dell’ente, che lo scorso anno ha conseguito un saldo di gestione «negativo» e «un peggioramento delle condizioni degli equilibri finanziari di bilancio». Significa che la copertura delle spese correnti non viene garantita da altrettante entrate. I giudici contabili sottolineano infatti che il rapporto tra «il valore di saldo (-254.819.518,31) e il valore delle entrate correnti (4.359.893.628,05) è pari al 5,84%», per cui «occorre che l’ente adotti misure idonee a garantire il giusto equilibrio della parte corrente, evitando ulteriori incrementi percentuali nel rapporto tra il saldo di parte corrente e le entrate correnti, diversamente assumendo tale condizione carattere strutturale».
L’analisi della Sezione calabrese sul bilancio 2012 evidenzia altre criticità, relative, in particolare, alla composizione della spesa e al sistema di controlli interni.
Tutto sommato positivo, invece, il conto del patrimonio, in cui il valore differenziale tra le attività e passività finanziarie al 31 dicembre 2012 presenta un saldo positivo a 5 miliardi e 174 milioni di euro, con un incremento rispetto all’esercizio 2011 del 5% circa. «Tale risultato – spiega la Sezione regionale di controllo – è condizionato dalla contabilizzazione, dal lato attivo, da accertamenti a pareggio e, dal lato passivo, da eliminazione di residui passivi». Le attività patrimoniali subiscono un lieve incremento dello 0,039% rispetto al 2011, determinato dalla variazione della consistenza dei beni immobili (passano da 2 miliardi e 549 milioni del 2011 a 2,557 del 2012). Anche se il valore dei beni mobili e dei crediti subiscono un decremento rispettivamente del 37,67% e del 4,36%.
«In ogni caso – è scritto nella relazione –, a seguito del lavoro di inventariazione effettuato nell’esercizio 2012, viene conseguito un miglioramento della consistenza patrimoniale pari a 245.749.864,10 euro», tuttavia di valore inferiore rispetto a quello conseguito nel 2011 che ammontava a circa 277 milioni. «Le cause sembrerebbero riconducibili alla diminuzione del valore delle partecipazioni societarie e alla formazione di residui in perenzione amministrativa e alla iscrizione di un fondo rischi su partecipazioni societarie», aggiungono i magistrati contabili.

LA SPESA REGIONALE
La composizione della spesa regionale è uno degli ambiti più problematici. Il bilancio 2012 mette in evidenza «la prevalente assegnazione di risorse su alcune aree di intervento, non solo in relazione alla logica proposta delle scelte politiche e di gestione, ma anche e soprattutto all’esigenza di garantire alcuni settori rilevanti, che determina, di fatto, un immobilizzo costante nel tempo delle risorse di bilancio, rendendo lo stesso strumento contabile rigido e inadeguato a soddisfare interventi straordinari che dovessero presentarsi nel corso della gestione». Sono fondi risucchiati per la maggior parte dal sistema sanitario, che fagocita il 48% dell’intera spesa. Voci di bilancio specifiche tra cui le più significative riguardano il mantenimento dei livelli uniformi di assistenza (4,7 miliardi), gli interessi per ammortamento mutui relativi al ripiano dei disavanzi del servizio sanitario regionale (10,4), la quota di ammortamento mutui relativi al ripiano dei disavanzi del Ssr (23 milioni), l’assistenza sanitaria ai cittadini stranieri (3), la formazione del personale sanitario (8), i progetti speciali di ricerca (6,5), la realizzazione di nuove strutture (111), i servizi e le attività socio-assistenziali (66).

LE “RESISTENZE” AL COLLEGIO DEI REVISORI
Per il conseguimento degli obiettivi stabiliti nell’ambito del coordinamento della finanza pubblica, le Regioni – così come stabilisce l’articolo 14 della legge 148 del 2011 – dovrebbero dotarsi di un Collegio dei revisori dei conti «quale organo di vigilanza sulla regolarità contabile, finanziaria ed economica della gestione dell’ente». Una prescrizione a lungo ignorata dalla Regione Calabria, che «è rimasta inerte» almeno fino al 10 gennaio di quest’anno, quando ha approvato la “Disciplina del Collegio dei revisori dei conti del Consiglio regionale della Calabria”, provvedendo così all’«apparente» attuazione dell’obbligo in questione. «Non sembra fuori di luogo ritenere – osserva la Cdc calabrese –, e anzi è affermato testualmente nelle premesse, che la sopravvenuta legge regionale anzidetta prenda le mosse dalle perentorie disposizioni statali – nelle more ancor prima a loro volta sopraggiunte – di cui al decreto legge 174/2012 (convertito con modificazioni dalla legge numero 213/2012), contenenti severe misure sanzionatorie nei confronti delle Regioni ancora inadempienti». Ma il primo tentativo di mettersi in regola con le normative nazionali va comunque a vuoto e determina un vero e proprio pastrocchio. È la stessa Corte dei conti a segnalare che la legge regionale 2 del 2013 «aveva istituito e disciplinato un anomalo (quanto verosimilmente unico – almeno secondo quanto è stato possibile appurare – nel panorama delle Regioni a statuto ordinario della Repubblica) Collegio dei revisori del consiglio regionale, anziché, in generale, della Regione».
Le norme in questione verranno rispettate solo il 25 marzo 2013, con l’approvazione di una legge che recepisce i rilievi avanzati dalla Corte dei conti.

CONTROLLI INTERNI NEL CAOS
Ma le interpretazioni allegre delle normative non sono finite. Per aumentare la produttività del lavoro pubblico, l’efficienza e la trasparenza delle pubbliche amministrazioni, il legislatore nazionale ha previsto che ogni amministrazione si doti di un “Organismo indipendente di valutazione delle performance”. Tutto chiaro? Dappertutto sì, tranne che in Calabria, dove – come rileva la Cdc – sembrano siano stati costituiti soltanto l’“Organismo regionale indipendente di valutazione della giunta regionale (Oiv) e un ulteriore organismo indipendente di valutazione per la valutazione della performance della struttura organizzativa e dei dipendenti del consiglio regionale. Mentre le disposizioni statali stabiliscono che vi sia una struttura di valutazione in capo ad ogni amministrazione, «la Regione Calabria sembra aver voluto raddoppiare tale organismo, uno per la giunta e uno per il Consiglio, ciò, evidentemente, ritenendo che si tratti di due amministrazioni pubbliche separate e non considerando, invece, che trattasi di organismi (…) i quali, ancorché ovviamente autonomi e indipendenti sotto il profilo funzionale e delle relative competenze, sono in effetti le articolazioni statutarie della medesima unica amministrazione pubblica (la Regione)».
Infine, un`altra sonora bacchettata: «Quanto al controllo di gestione e di quello strategico, dunque, «sembra quasi lapalissiano che gli stessi non potranno essere istituiti fino a quando la Regione non si sarà dotata di un sistema di scritturazione, cioè metodologie di rilevazione e analisi dei fenomeni gestionali che sono proprie della contabilità economica», in quanto risulta «assolutamente inadeguata» a valutare l’efficacia e l’economicità dell’azione amministrativa, comprese le performance dei dirigenti, «la sussistenza della sola mera contabilità finanziaria». Un’osservazione, questa, che ripropone «conclusioni già da tempo reiteratamente quanto inutilmente rassegnate da questa Sezione» circa il complessivo sistema delle autonomie locali regionali.

IL CONTENZIOSO MONSTRE
La nota più dolente riguarda però l’entità del contenzioso della Regione. Il numero complessivo di cause ammonta infatti «all’enorme numero di 43.852». Un dato, tra l’altro, provvisorio, «in quanto è in atto una revisione del sistema informatico di monitoraggio del cont
enzioso pendente». Non è quindi escluso che la situazione sia ancora peggiore. Le cause pendenti sono curate da 22 avvocati dipendenti della Regione, «che – evidenzia la Cdc – risulterebbero quindi avere in carico circa 2mila cause ciascuno. Il che lascia presumere che oltre ai costi fissi e per parcelle professionali spettanti agli avvocati interni, la Regione è anche costretta ad avvalersi di professionisti esterni al fine di far fronte a tutti i giudizi pendenti».
I contenziosi più significativi riguardano trasporti (10 milioni); Trenitalia (80); Ferrovie della Calabria (50); finanziamento regionale del trasporto pubblico locale. Per la sanità, invece, i danni da errore medico (un milione); Fondazione Campanella (circa 175); cause in tema di spoil system dei direttori generali (importo non precisato). Non mancano le magagne legate alla gestione dei rifiuti, con un contenzioso da 38 milioni con Soc Tec-Veolia e le cause che riguardano l’Ufficio del commissario delegato per emergenza, pari a 26 milioni. Un`esposizione potenziale che i magistrati della Sezione calabrese definiscono «preoccupante».

CONSULENZE ESTERNE OPACHE
La trasparenza della pubblica amministrazione sembra poi una chimera. «Dall’attività istruttoria svolta a campione sulle deliberazioni della giunta regionale adottate nell’anno 2012 – è scritto ancora nella relazione – si è potuto appurare che non tutti gli incarichi di consulenza conferiti a soggetti esterni all’amministrazione conferiti nell’anno 2012 sono stati pubblicati sul sito internet dell’ente secondo le modalità stabilite dalle citate norme di legge».

QUALI SPESE DI RAPPRESENTANZA?
Sono soprattutto le spese di rappresentanza della Regione a non convincere la Corte dei conti. Nel 2012 sono “fuoriusciti” 230mila euro da questa speciale voce di bilancio.
Ecco perché la Cdc evidenzia «che tali spese, per poter essere ricondotte legittimamente alla funzione di rappresentanza, devono risultare direttamente quanto esclusivamente funzionali al compimento dei fini istituzionali dell’ente pubblico». Eppure non è stato possibile riscontrare la pertinenza di queste spese.

TRIBUTI GIÙ
Il rendiconto 2012 evidenzia anche una contrazione del 2% delle entrate relative ai tributi della Regione. Una diminuzione ancor più significativa se si tiene conto dell’aumento fino al massimo consentito delle aliquote Irpef e Irap, come condizione (prorogata dal Tavolo Massicci) del Piano di rientro dal debito sanitario.

INDEBITAMENTO SU
Rispetto al 2011 cresce invece l’indebitamento, che passa da 268 milioni a 284, «di cui 264,98 milioni di euro autorizzati in fase di bilancio preventivo e 19,39 milioni di euro autorizzati in assestamento». L’indebitamento previsto aveva un tetto fissato in 250 milioni.

I DERIVATI
Estremamente critica la situazione dei contratti derivati (swap) stipulati dalla Regione Calabria a partire dal 2003. I contratti in essere sono 8, di cui 3 con Ubs, 4 con Bnl e 1 con Commerzbank. «La complessiva posizione finanziaria sui derivati al 31 dicembre 2012 – annotano i giudici contabili – è fortemente negativa», avendo comportato per la Regione impegni pari a circa 26 milioni e accertamenti pari a 13, con un differenziale negativo del 10,28% rispetto al 2011. (0040)

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