CATANZARO C`è un pezzo di economia calabrese che lo stato ha sequestrato o confiscato alla `ndrangheta, che andrebbero bonificate e valorizzate e che invece finiscono in mano ad amministratori giudiziari non all`altezza del compito. A porre il problema è Giuseppe Speziali, presidente della Confindustria calabrese. «Si parla spesso – dice Speziali all`Agi – delle imprese sottratte alla criminalità organizzata, ma non si agisce nella direzione giusta perché la loro gestione viene affidata a commissari giudiziari che non sanno amministrarle e che finiscono con il creare problemi ai lavoratori. Nella sola provincia di Reggio Calabria – spiega – tra aziende a patrimoni, ammonta a due miliardi e mezzo di euro il valore dei beni sotto sequestro o sotto confisca, ma i numeri sono molto superiori se riferiti all`intera Calabria. Sono cifre importanti nel contesto dell`economia regionale. Si tratta di imprese – continua il presidente della Confindustria calabrese – che ovviamente, quando sono finite sotto il controllo della `ndrangheta, hanno fatto concorrenza sleale penalizzando le aziende sane. Ma bisognerebbe fare in modo da ricondurle nella legalità, rendendole produttive. Per fare questo – fa rilevare – bisognerebbe affidarle a personalità competenti, ma queste professionalità, fra i commissari attuali, non ci sono. Quindi – è la richiesta di Speziali – occorre fare chiarezza su chi affida questi incarichi, che vanno sempre a finire in mano alle stesse persone, e soprattutto attraverso quali criteri e procedure ciò avviene». (0020)
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